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15 settembre 2012
Lo dice Michael Panajia, che è stato a capo di una delle cosche radicate attorno al capoluogo lombardo e che da alcuni mesi e' diventato collaboratore di giustizia e ha riempito centinaia di pagine di verbali - che l'ANSA ha potuto consultare - davanti ai pm della Dda di Milano, guidata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini.
"Quando si prende l'estorsione qua a Milano si deve dare anche la parte in Calabria". Il 'viaggio' da nord a sud dei soldi estorti agli imprenditori che vivono in Lombardia è descritto da Michael Panajia, che è stato a capo di una delle cosche della 'ndrangheta radicate attorno al capoluogo lombardo e che da alcuni mesi e' diventato collaboratore di giustizia e ha riempito centinaia di pagine di verbali - che l'ANSA ha potuto consultare - davanti ai pm della Dda di Milano, guidata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. In una quindicina di interrogatori, tra il febbraio e il luglio scorso, il 'nuovo' pentito delle cosche lombarde, Panajia - che fu uno dei killer che nel 2008 uccise il 'capo dei capi' della 'ndrangheta in Lombardia, Carmelo Novella - ha ''deciso di collaborare nell'interesse di mia moglie e dei miei figli", tutti ora sotto protezione, svelando "18 anni di 'ndrangheta'' e in particolare le sue ramificazioni al nord. Dichiarazioni le sue che hanno dato un contributo anche alle indagini dei carabinieri del Ros che martedi scorso hanno arrestato 37 persone, smantellando due cosche dedite alle estorsioni nei confronti di piccoli imprenditori, tra Milano e Monza. "La tangente (ossia il 'pizzo' chiesto a commercianti o titolari di imprese, ndr) - ha spiegato Panajia al pm Alessandra Dolci, lo scorso 4 luglio - viene divisa ... a me l'ha spiegato Belnome (altro pentito, ndr) quando si prende l'estorsione qua a Milano si deve dare anche la parte in Calabria". Ad esempio, "noi visto che dipendiamo dal locale di Guardavalle (Catanzaro, ndr) dobbiamo dare la parte a Guardavalle".

ANSA