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di AMDuemila
I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 persone (5 delle quali in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 2 di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), accusate di far parte di un'organizzazione criminale che gestiva un maxi traffico di cocaina, hashish e marijuana tra la Calabria e la Sicilia. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Messina Maurizio de Lucia.
Le indagini nascono dagli accertamenti effettuati dopo l'arresto, avvenuto il 26 settembre 2018, di due messinesi, sorpresi agli imbarcaderi dei traghetti privati mentre trasportavano oltre due chili e 400 grammi di cocaina e hashish, nascosti nelle fiancate della loro auto. Il quantitativo di Droga sequestrato, l'elevato grado di purezza, pari al 76%, e le modalità operative adottate dagli arrestati, hanno spinto gli inquirenti a ipotizzare che non si trattasse di un episodio isolato.
Un anno fa, il 2 febbraio 2019, le Fiamme Gialle, sempre nell'ambito della stessa inchiesta, arrestarono un messinese sorpreso al rientro da Catania, a bordo di un'auto noleggiata con 5 chili di marijuana.
Proseguendo con le indagini gli inquirenti hanno ricostruito l'organigramma dell'organizzazione criminale che gestiva un grosso traffico di stupefacenti e che aveva la sua base nel rione Giostra di Messina, con canali di approvvigionamento in Calabria, a Catania e nella stessa città dello Stretto.
A capo dell'organizzazione vi è Gaetano Mauro, figlio del killer del clan Galli di Giostra Carmelo Mauro, assassinato il 22 maggio 2001 in un agguato mafioso con un colpo alla testa. Proprio questo "blasonato" rapporto di parentela avrebbe consentito al ragazzo di scalare le gerarchie del clan. Proprio le intercettazioni viene evidenziato come al giovane fosse riconosciuto un ruolo di comando anche dai congiunti diretti del capo della cosca. "Lo sanno che tu comandi...", gli dicevano commentando un attentato incendiario appiccato a una sala scommesse dallo stesso Mauro a gennaio 2019.
Per quanto riguarda la rete di spaccio è stato scoperto che il "servizio" era garantito 24 ore su 24, grazie ad un sistema di turnazione tra gli appartenenti che si alternavano ai padroni di casa, al capo della banda e alla moglie, anche loro arrestati oggi.
Ed è emerso che gli indagati, come una normale attività lavorativa, si davano il cambio e pagavano lo straordinario per i turni di "reperibilità" come veri e propri dipendenti di un supermarket dello stupefacente. I pusher, per le loro prestazioni, guadagnavano 1200 euro al mese. Nel corso dell'indagine sono stati sequestrati oltre 2 chili di cocaina, 10 chili tra marijuana e hashish ed è anche emerso che l'organizzazione aveva la disponibilità di armi.

Foto © Imagoeconomica

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