Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il ricordo durante presentazione libro Cappuccio "Essendo Stato"
Palermo. "Questo libro esalta la morte come un ritorno alla vita. Io e le mie sorelle continuiamo a vivere come se mio padre fosse ancora accanto a noi, anche se ci manca tantissimo". Lo ha detto il figlio di Paolo Borsellino, Manfredi, nel corso della presentazione a Palermo del libro del regista Ruggero Cappuccio "Essendo Stato" dedicato appunto alla figura del magistrato ucciso dalla mafia. Nel corso dell'incontro, che si è svolto nella libreria Feltrinelli, Manfredi Borsellino, che è un ispettore di polizia, ha tratteggiato con toni commossi ma senza retorica la figura del padre: "Una persona assolutamente normale - ha detto - anche se la vita lo ha portato a essere quel giudice che mai pensava di poter essere. L'evento che gli cambiò la vita - ha ricordato il figlio - fu l'uccisione del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, con il quale aveva un rapporto non solo professionale ma anche umano molto intenso". Manfredi Borsellino ha ricordato anche che il libro scritto da Cappuccio, che ricalca il testo teatrale messo in scena dal regista, contiene anche le dichiarazioni rese da Paolo Borsellino al Csm il 31 luglio del 1988, quando fu chiamato a difendersi per avere denunciato in un'intervista lo smantellamento del pool antimafia, e che fino ad ora erano state secretate. "Una lettera post mortem agli italiani", le ha definite l'autore del libro, sottolineando il carattere di "esemplarità" offerto dalla vita e dal sacrificio di Paolo Borsellino che ha indotto molti giovani a entrare in magistratura. "Oggi col senno di poi - ha chiosato Manfredi Borsellino - dico che e' stato un bene che mio padre sia stato chiamato a difendersi davanti al Csm, perché, sia pure inconsapevolmente, ci ha lasciato una testimonianza che diversamente non avremmo avuto".

ANSA

Foto © Castolo Giannini