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Blitz a Catania contro gruppo legato a clan Santapaola-Ercolano
CATANIA. Su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Catania, la polizia sta eseguendo un'ordinanza cautelare nei confronti 14 presunti appartenenti al gruppo di San Cocimo legato al clan Santapaola-Ercolano. Nei loro confronti il Gip ha ipotizzato, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, usura, detenzione e porto illegale di armi e reati in materia di stupefacenti, contestando anche l'aggravante mafiosa. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Catania hanno consentito di delineare l'organigramma e di decapitarne i vertici del gruppo di San Cocimo. Le investigazioni, tra l'altro, hanno permesso di portare alla luce episodi di estorsioni, l'imposizione del sevizio di security in locali notturni di Catania ed episodi di intestazione fittizia di beni.
 Il boss Maurizio Zuccaro, ritenuto elemento apicale della 'famiglia' Santapaola-Ercolano, continuava a gestire il suo gruppo, quello di San Cocimo a Catania, tramite la moglie, Graziella Arciarito, e i due figli, Rosario e Filippo. E' quanto emerge dal blitz 'Operazione Z.' della squadra mobile di Catania che ha eseguito un'ordinanza cautelare del Gip, emessa su richiesta della Dda della Procura, nei confronti di 14 indagati. Undici sono stati arrestati, due provvedimenti sono stati notificati in carcere e uno dei destinatari è irreperibile. Tra gli arrestati la moglie, posta ai domiciliari, i due figli del boss e anche Luigi Gambino, ritenuti i capi del gruppo, e Angelo Testa, cugino di Maurizio Zuccaro. Il capomafia, secondo quanto emerso dalle indagini, tramite i suoi familiari "continuava ad impartire ordini ai propri accoliti, acquisendo anche quote di partecipazione in attività economiche che venivano intestate a prestanome" come avvenuto per un ristorante del lungomare Ognina. Inoltre il gruppo avrebbe costretto il gestore e l'amministratore di una nota discoteca a versare la somma di 3.000 euro e ad assumere loro familiari e appartenenti al sodalizio come addetti alla sicurezza nel locale notturno. Un episodio che ha fatto nascere contrasti con esponenti del clan mafioso Cappello-Bonaccorsi, rappresentati da Salvatore Massimiliano Salvo, che avevano contatti precedenti con la discoteca. Le indagini sul gruppo erano state avviate, nel giugno del 2016, dopo un tentativo di estorsione al titolare di un parcheggio nella zona dell'aeroporto di Catania che al telefono era stato minacciato: "abbessa (prepara, ndr) 100.000 uro, se no facciamo saltare tutto in aria, oppure cercati l'amico!". La polizia, tramite intercettazioni, era risalita agli autori, Giuseppe Verderame e Simone Giuseppe Piazza, e che l'estorsione era gestita dal gruppo di San Cocimo. A Rosario Zuccaro la Procura contesta anche il reato di usura aggravata: è accusato di avere prestato a un commerciante, in due soluzioni, 4.000 euro, al tasso mensile del 10%.

ANSA

Foto © Imagoeconomica

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