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grasso marchetta 850di Enrico Di Giacomo
Da vittima di estorsioni a persona vicina alla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto. Da uomo di assoluta fiducia del nipote di Nitto Santapaola a collaboratore di giustizia. Nato a Milazzo, 46 anni fa, Biagio Grasso è finito dietro le sbarre il 6 luglio 2017, coinvolto nell’inchiesta Beta che ha svelato l’esistenza di una costola di Cosa nostra catanese all’ombra dello Stretto. Un insieme di colletti bianchi e mafiosi interpreti di quella mafia 2.0 che si è riuscita a inserire nei salotti buoni della città. Diversi mesi fa Grasso ha deciso però di parlare con i magistrati, di riempiere pagine di verbali e svelare scenari finora oscuri. Fa nomi e cognomi, non risparmia dettagli e risponde a tutte le domande dei magistrati che in questi mesi stanno raccogliendo le sue dichiarazioni. Molte delle quali coperte da omissis che fanno presagire clamorosi sviluppi.

C’è un verbale recentissimo, addirittura del 30 maggio scorso, che è stato depositato proprio ieri dalla Procura durante l’udienza. E’ da poco trascorso mezzogiorno quando l’ex imprenditore inizia a rispondere a una serie di domande del procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci e dal collega Angelo Cavallo. Questa volta al centro dell’interrogatorio c’è Barcellona Pozzo di Gotto e il suo hinterland.

Maurizio Marchetta.
Il pm Angelo Cavallo chiede al collaboratore se ha mai conosciuto Maurizio Marchetta. “Si, l’ho conosciuto nel 2002/2003. Lo incontrai una volta insieme a Nino Merlino… anche se non ho avuto rapporti di lavoro. Aveva un’impresa di costruzioni, la Cogemar, con il fratello e il padre… Lo conoscevo in quanto persona del mio settore. Io ero rientrato da poco dal Venezuela, volevo avvicinarmi al settore dei lavori pubblici e Merlino mi aveva preso dei contatti. Quindi me lo presento’ come persona “vicina a loro”.

Grasso, incalzato dal pm Cavallo chiarisce meglio cosa intendesse per ‘vicino a loro’. “Non so dire se fosse affiliato o meno… Era persona di loro fiducia. Per loro intendo il clan di Barcellona”. “Prima di incontrarlo al bar Nino Merlino mi disse che lui (Marchetta, ndr) faceva riferimento ad una persona sempre di Barcellona-Terme Vigliatore, se non erro “Sem” Di Salvo, se non ricordo male”.

Nino Merlino, Carmelo D’Amico e Tindara Calabrese.
“In quel periodo il mio contatto era Nino Merlino, successivamente è stato Carmelo D’Amico e poi Tindaro Calabrese. Volevo entrare nel settore dei lavori pubblici e mi rivolsi a Nino Merlino in quanto referente del sodalizio di Barcellona. Lui parlava direttamente con i capi. Si diceva vicino a Pippo Gullotti, anche perché coimputati nel famoso processo dell’omicidio Alfano”. Nino Merlino era di fatto subappaltatore di Grasso in diversi lavori al nord, a Firenze e Roma. “Gestiva anche tutti i rapporti nel lavoro di Albacom…in questo appalto c’era anche Melo Bisignano, che a sua volta aveva portato un altro che era Santino Bonanno. C’era tutta una catena ben organizzata…”.

L’INCONTRO CON MARCHETTA.
Grasso ha tanta voglia di parlare. A volte per la foga di raccontare dimentica, per ricordare pochi attimi dopo. Racconta della cordata che gestiva gli appalti a Barcellona dal 2000 fino al 2004. Del suo desiderio di entrare a farne parte. Nino Merlino è l’uomo giusto. Marchetta una chiave di accesso. “Marchetta c’entrava con la cordata. Mi fu presentato lui e un tale Greco”. “Andiamo a presentare una serie di soggetti che hanno già… che sono ‘amici nostri’, che comunque lavorano in questo settore in modo tale che piano piano vediamo di potere entrarci”. “Con Marchetta ci incontrammo in un bar (‘a Piazza San Sebastiano’) a Barcellona Pozzo di Gotto. Eravamo io, Nino Merlino e Marchetta. Merlino mi presentò come un ragazzo di fiducia, che stavamo collaborando in lavori al nord… insomma mi sponsorizzò, ‘cerchiamo di inserirlo nel sistema’. “Marchetta gli disse che non c’erano problemi e che nel momento in cui io sarei stato pronto con l’azienda di rifarsi sentire”.

“MARCHETTA VICINO A SEM DI SALVO”.
Dei rapporti tra Maurizio Marchetta, l’ex presidente del consiglio comunale di Barcellona, e il boss Sem Di Salvo il pentito ne parla chiaramente rispondendo a una domanda diretta del pm Cavallo. “Senta…Merlino glielo disse espressamente che Marchetta era vicino a Sem Di Salvo? nel senso di organizzazione mafiosa”.

Grasso risponde senza tentennamenti. “Si, si. Come lui seguiva me, Sem Di Salvo in qualche maniera aveva rapporti che seguiva lui…”. “Avevano rapporti lavorativi, com’era con me. Cioè Marchetta in qualche misura o subappaltava o dava in appalto dei lavori o in qualche maniera era la stessa tipologia di rapporto con me”. “Collaborazione fattiva”. Marchetta lavorava insieme a Di Salvo “nella maniera del subappalto, sicuramente non in chiaro, o attraverso prestanomi, si. Era lo stesso accordo che Merlino voleva fare con me. Se io accedevo a quel sistema Merlino avrebbe fatto parte, magari non in prima persona dell’azienda che poi sarebbe…”.

‘Nino Merlino mi disse, “…è lui Sem Di Salvo e quindi poi anche con Marchetta come diciamo persona di riferimento più ‘pulita’, chiamiamola così, tra virgolette, “che gestiscono tutta la spartizione dei lavori e quindi la raccolta delle buste”.

IL SIGNIFICATO DI “COLLABORARE”…
Grasso durante l’interrogatorio spiega come funzionava il sistema del subappalto. “…magari non pagavo il famoso 3% sull’importo della commesse perché davo il 70-80% dei subappalti, fermo restando che Natale e Pasqua, in ogni caso davo dei contributi, quindi questo penso che è abbastanza chiaro”.

E IL SIGNIFICATO DI “SEGUIRE”.
“Il seguire significa che gestisci i rapporti di estorsione o di contributo, com’era nel mio caso, e in più quell’azienda tutto quello che è il suo giro di lavoro lo gestisci tu insieme all’imprenditore”. “l’azienda riceve i vantaggi nel senso che non ha tipologia di pressioni o di altro tipo… la pressione è indiretta perché ce l’hai dentro all’azienda quindi ce l’hai soci, quindi paradossalmente noi imprenditori facciamo, credo questo errore di valutazione. E’ chiaro che anche noi facciamo una scelta per avere benefici”.

“MARCHETTA ERA PERSONA VICINA AL CLAN…”.
Le accuse a Marchetta diventano sempre più pesanti risposta dopo risposta. “Merlino mi disse chiaramente che Marchetta era persona vicina al clan… Sem Di Salvo era colui che lo ‘seguiva’.

A questo incontro non ne seguirono più altri. “Io Marchetta lo incontrai solo quella volta”. L’arresto di Merlino e alcune commesse importanti all’impresa di Grasso però fecero saltare tutto, cioè occuparsi di opere pubbliche.

“DI MARCHETTA MI PARLO’ ANCHE CARMELO D’AMICO”.
Non è solo Merlino a parlare di Marchetta. Grasso raccolse anche delle confidenze da parte del boss Carmelo D’Amico intorno al 2008/2009.

“Con D’Amico io mi frequento a partire dal 2007, fine 2006 per un grosso lavoro che stavo facendo a San Filippo del Mela che è il Centro Commerciale Milazzo. “Mi fu presentato da Merlino a Portorosa con Tindara Calabrese. Merlino mi disse, ‘da ora in poi tu parli solo con loro, chiunque si presenta tu fai riferimento (‘subappalti su miei lavori’) a loro’. L’oggetto dell’incontro è avermi presentato i nuovi vertici di riferimento all’interno delle cosche sia di Barcellona sia di Terme Vigliatore”. “Carmelo D’Amico diventa socio lavoratore della MAP S.R.L., che è un mio grosso fornitore all’interno di questo lavoro e quindi iniziamo una serie di rapporti anche personali, dal 2006 al 2009”.

“D’Amico mi manifesta una serie di reazioni nei confronti di Marchetta. Mi rappresenta che è un collaboratore…un pentito non pentito… mi disse “ha fatto una scelta prettamente di scopo, ma non una scelta convincente al 100%..”. Mi spiega che non era un estorto totale. “Il rapporto era tipo quello che possiamo avere con te”, cioè nel senso non sei un estorto totale, che vengo e ti faccio…”. “Il Marchetta aveva convenienza a mantenere i rapporti con il clan come ne avevo io”.

“ERA ALL’INTERNO DEL NOSTRO GRUPPO”.
Grasso riferisce del colloquio (2007-08) avuto con D’Amico relativamente alla figura di Marchetta. Con D’Amico si incontravano spesso a casa dell’imprenditore a Portorosa. “L’abbiamo aiutato – mi disse – era all’interno del nostro gruppo e allo stesso tempo fai una manovra di questo tipo…”.

BORELLA SU MARCHETTA.
Di Maurizio Marchetta e della sua collaborazione a Grasso ne parlò nel 2011 anche l’imprenditore Carlo Borella, con cui Grasso ‘era socio su Milano’. “Borella si lamentò del suo atteggiamento. Mi parlò negli stessi termini del Marchetta, come soggetto che faceva la parte dell’estorto senza in realtà esserlo… Mi disse che si era espresso in una maniera non coerente con quelli che realmente erano stati i fatti accaduti, però non andò oltre”.

I LAVORI AL TEATRO MANDANICI.
Grasso accenna anche ad alcuni lavori pubblici di cui si occupò Marchetta. “Marchetta si occupò della ristrutturazione tra il 2005 e il 2007 del teatro Mandanici a Barcellona. Dei lavori era interessato l’imprenditore Duca di Scala Torregrotta che faceva riferimento a Tindaro Calabrese. Mi pare di ricordare che D’Amico e Merlino mi dissero di un ruolo di Marchetta in questa gara ma non ricordo i particolari, cioè se si occupò dei lavori o di ‘organizzare’ le buste”.

“NANIA RIFERIMENTO DEL CLAN A ROMA”
Durante l’interrogatorio davanti ai magistrati Scaminaci e Cavallo l’imprenditore Grasso riferisce che tra il 2002 e il 2004 “Merlino si occupò del procacciamento di voti per Nania in occasione di una tornata di elezioni politiche… mi disse che si trattava di una cosa importante poiché lui, il Nania, era il riferimento del clan di Barcellona per i rapporti con i politici di Roma e c’era la possibilità di ottenere norme di affievolimento per il regime del 41-bis.

Fini qui lo tsunami Biagio Grasso giorno 30 maggio. Non sappiamo cosa abbia raccontato nei giorni successivi e cosa contengano le decine di pagine di omissis. Sappiamo però che a Messina e in provincia adesso a tremare iniziano a essere proprio in tanti. “Per il momento può staccare luogotenente…”.

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