Il capo della polizia: "Tutti dobbiamo essere consapevoli che quella battaglia, quella guerra non si è conclusa. E che quei sacrifici rischiano di essere vani se noi non dobbiamo seguito" - LE FOTO
di Concetta Rizzo
"Non erano eroi. Erano persone che facevano seriamente il loro lavoro, lo facevano con passione. Le loro storie non siano ricordate soltanto nel momento delle ricorrenze e delle commemorazioni, che sono importanti. Il nostro sforzo è far diventare le loro storie memoria collettiva, per non rendere inutile il loro sacrificio, mantenendo vivi i valori per cui sono stati uccisi". Gigi Montana, fratello di Beppe, ha richiamato tutti a "non dimenticare le vittime innocenti delle mafie, a non dimenticare neanche quello che hanno stabilito i processi riguardo alle responsabilità di personaggi pubblici che con il loro operato sono stati condizionati dalla mafia. Nei nostri territori spesso dimentichiamo - ha detto - . Le storie delle vittime innocenti, oltre che colpirci emotivamente, entrino dentro le nostre coscienze e influenzino i nostri comportamenti".
Oggi è un giorno particolare per Agrigento. E non soltanto perché è quello in cui si celebra e si fa memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie e del loro impegno: è la "Giornata nazionale delle vittime di mafia”. E' un giorno particolare perché la città ricorda uno dei suoi figli migliori e lo fa intitolandogli la Questura.
"I colleghi morti in questo territorio, in Sicilia, non sono eroi per caso - ha detto il prefetto Franco Gabrielli, il capo della polizia di Stato - . Sapevano di essere nel mirino, di essere gli obiettivi privilegiati di una organizzazione spietata, crudele. Questi colleghi non erano folli, non era gente che non amava le loro mogli e i loro figli. Era gente che voleva vivere, gente che voleva dare tutta se stessa. Ma non siamo in presenza di kamikaze. Ecco perché il loro esempio acquisisce un valore e una forza estramamente dirompente. E questo lo dico - ha evidenziato il capo della polizia - perché noi tutti dobbiamo essere consapevoli che quella battaglia, quella guerra non si è conclusa. E che quei sacrifici rischiano di essere vani se noi non dobbiamo seguito".
Beppe Montana, capo della sezione "Catturandi" della Squadra Mobile, medaglia d'oro al valor civile, venne ucciso - in un vile agguato mafioso - a Porticello, il 28 luglio del 1985. Oggi, con la scopertura della targa, gli è stata dedicata e intitolata la Questura. In piazza Vittorio Emanuele, ai piedi di una magnolia piantumata dal Comune di Agrigento in ricordo delle vittime di mafia, idealmente legata all’albero Falcone, è stato poi scoperto – da due studenti - un cippo, voluto e realizzato dal Libero consorzio comunale, con la significativa frase - incisa su una targa - di Peppino Impastato: “La mafia uccide, il silenzio pure”.
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Questura intitolata a Beppe Montana, il fratello: ''Le storie delle vittime innocenti entrino nelle nostre coscienze e influenzino i comportamenti''
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