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Il pentito sta rivelando gli assetti mafiosi all'interno di Cosa nostra
di Laura Distefano
CATANIA. Fa nomi e cognomi. Di boss, gregari, soldati e anche killer.
Antonino Prezzavento, uno dei quattro killer che avrebbe picchiato, strangolato e poi bruciato Renato Capponnetto, fa il salto del fosso e svela i segreti della mafia di Belpasso. I suoi racconti partono dal 1990 e svela presunti assetti criminali che avrebbero portato i Malpassotu a battezzarsi come Santapaola. Anche se alcuni hanno scelto l'altra famiglia di Cosa nostra: i Mazzei, conosciuti come i Carcagnusi.

Antonino Prezzavento fino al suo arresto nel blitz Araba Fenice era alle dipendenze di Aldo Carmelo Navarria, anche lui nel lungo esercito di pentiti catanesi degli ultimi mesi. Lo spazzino dei Malpassotu era il referente del gruppo di Belpasso. Prezzavento, professione all'anagrafe carrozziere, disegna con precisione i delicati equilibri nella famiglia Santapaola-Ercolano. "Il nostro gruppo era autonomo rispetto a quello di San Pietro Clarenza retto da Giuseppe Felice (nome che nel 2013 figura tra i 77 arresti del maxi blitz Fiori Bianchi, ma che appena due anni fa è rimasto coinvolto in una storia di estorsioni) anche perché mentre noi facevamo come detto riferimento a Francesco Santapaola, Felice faceva riferimento a Antonino Tomaselli e Aldo Ercolano". Insomma fino all'arresto di Francesco Coluccio Santapaola ci sarebbero stati due poli di potere: uno che portava il nome di Nitto e un altro invece che guardava agli Ercolano. Frangia che poi avrebbe prevalso nel comando, come emerge dall'inchiesta Chaos. Prezzavento può contribuire a focalizzare le dinamiche all'interno della famiglia catanese di Cosa nostra. Rivelazioni considerati dagli inquirenti top secret, viste le pagine ricche di omissis.

Il killer belpassese conosce anche i Carcagnusi. A Belpasso ci sarebbe una cellula criminale dei Mazzei. L'affiliato del paese etneo sarebbe "Salvatore Gullotta", che avrebbe avuto come punto di riferimento "prima Filippo Termini, poi a Lineri a tale Paparazza (nomignolo di Agatino Licciardello, ex Malpassatu e storico vertice dei Carcagnusi di Lineri, ndr) e poi ha fatto a Mario detto "Ammuttapotti" (Maugeri, ndr). Il Gullotta ha un negozio di rigattiere e dal 2008, quando io sono uscito dal carcere, si occupa di recupero ed estorsioni". Tra il gruppo di Navarria e i Carcagnusi i rapporti non sarebbero stati sempre idilliaci. Ci sarebbero state "discussioni" per un'estorsione "che i Carcagnusi avevano tolto a Navarria per opera di Mario Patatina (Pappalardo) mentre era in carcere e per lo quale lo stesso Navarria ebbe una discussione". Sarebbe stato necessario un accordo tra i due reggenti. "Intervennero Francesco Santapaola e Melo Occhione (boss dei Carcagnusi, ndr)", racconta Prezzavento.

catania.livesicilia.it

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