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arresto notturno 500Con il suo gruppo aveva messo le mani – secondo gli investigatori – anche sugli appalti dei Castelli Romani il presunto boss siciliano Pietro Tindaro Mollica, al quale oggi, 22 giugno, la Guardia di Finanza di Roma ha confiscato un patrimonio di 170 milioni di euro. In particolare, nel vortice di commesse per lavori pubblici finite nel mirino della Procura di Roma, spuntano lavori pubblici del Comune di Ciampino di cui per ora non sono stati resi noti i dettagli. Quello del 56enne oggi colpito dalla imponente confisca, sarebbe lo stesso ‘giro’ che si era accaparrato inizialmente la realizzazione del deposito nazionale di scorie radioattive presso la ex centrale nucleare di Latina (in nome e per conto proprio della capofila FRACLA Srl, nonché della CEA Elettric Srl di Montalto Uffugo, Cosenza, della VI.CAR. Srl di San Giuseppe Vesuviano, Napoli).

UN ‘GIRO’ POTENTE E RICCHISSIMO
Un ‘giro’ potente e ricchissimo – la Finanza parla di “holding criminale” riconducibile a Pietro Tindaro Mollica – tanto che oggi 22 giugno le Fiamme gialle del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno confiscato beni mobili ed immobili, partecipazioni e numerose società, per un valore complessivo stimato in circa 170 milioni di euro, su mandato della Procura della Repubblica romana proprio al presunto boss, Pietro Tindaro Mollica. Il 56enne, assai noto alle forze dell’ordine e agli investigatori antimafia, “era dedito alla commissione di reati fallimentari e al trasferimento fraudolento di valori”, afferma la Guardia di Finanza capitolina. Gli specialisti del G.I.C.O., il Gruppo investigazione criminalità organizzata della Finanza comandati dal colonnello Gerardo Mastrodomenico, hanno svolto complesse indagini economico-finanziarie, avviate nel febbraio 2015, anno in cui il Mollica fu già arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta, nell’àmbito di un maxi-inchiesta proprio sul crack del consorzio Aedars Scarl.

AEROPORTI, STRADE, NUCLEARE ED ENTI PUBBLICI...
Il consorzio collegato al Mollica, proseguono gli investigatori, “era caraterizzato da una gestione “occulta” del Consorzio e delle altre società che nel corso degli anni erano riconducibili a Mollica […] effettuata ovviamente attraverso il ricorso a prestanome e amministratori del tutto formali, a familiari senza alcun potere decisionale”. Lo stesso Consorzio Aedars, oltre alla costruzione del deposito nucleare di Latina ma pure di alloggi popolari legati all’Expo 2015 di Milano, “si era aggiudicato una serie di importanti appalti pubblici su scala nazionale, tra cui spiccano le commesse, poi giunte alla fase esecutiva, indette dall’Ufficio del Commissario Straordinario Delegato per il rischio idrogeologico nella Regione Calabria, dall’ADR – AEROPORTI DI ROMA S.p.A., dall’ANAS S.p.A. – Sicilia, dalla Regione Sardegna, dalla Provincia di Reggio Calabria, dalla Provincia di Siracusa, dal Comune di Sessa Aurunca (CE), dal Comune di Rosarno (RC) e dal Comune di Ciampino (RM), per un valore complessivo degli appalti, all’epoca già vinti, pari a circa 120 milioni di euro. In tale ambito – sottolinea la Guardia di Finanza -, il 10 marzo 2015, il Mollica è stato sottoposto a due distinte misure cautelari personali ed associato al carcere di Regina Coeli, nell’ambito dell’operazione di polizia convenzionalmente denominata ‘Variante inattesa””. Il Consorzio Stabile Aedars vinse l’appalto per il deposito nucleare per un importo di oltre 4 milioni di euro e con un ribasso del 23% rispetto alla base d’offerta. Poi l’affare passò, tra triangolazioni e fallimenti, ad una ditta della provincia di Caserta...

I BENI SEQUESTRATI
La Guardia di Finanza è convinta che si tratti di “una struttura delinquenziale, gerarchicamente organizzata e capeggiata da Mollica Pietro Tindaro, classe 1961, conosciutissimo imprenditore di origini siciliane il quale, dietro lo “schermo” di numerose società formalmente amministrate da una vasta platea di “prestanome”, è riuscito, nell’ultimo ventennio, ad assicurarsi un elevato numero di commesse pubbliche in tutta Italia”. Mollica – sottolineano i finanzieri – aveva. Il ‘tesoro’ confiscato oggi, include un patrimonio aziendale e relativi beni di 10 società, con sede a Roma; quote societarie di 4 società, con sede a Roma, Venezia e in provincia di Messina; 40 unità immobiliari (11 fabbricati e 29 terreni) a Roma, Varese e in provincia di Messina; 11 tra automobili e moto; rapporti bancari – postali – assicurativi – azioni”. il presunto boss è stato anche sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo si non allontanarsi dal Comune di residenza per due anni. Gli accertamenti patrimoniali dei finanzieri del GICO hanno riguardato in tutto 15 tra persone fisiche e società, operanti per lo più nel settore edile.

RAPPORTI MAFIOSI
“Particolare rilevanza è stata attribuita ai documentati stretti rapporti – personali e d’affari – intercorsi, nel tempo, tra il Mollica Pietro ed alcuni soggetti legati a diverse consorterie malavitose, anche di matrice mafiosa – precisano il colonnello Mastrodomenico che ha guidato le indagini della Finanza -, tra i quali, in particolare, spiccano gli imprenditori: Scirocco Francesco, classe 1965, ritenuto intraneo al clan messinese di Cosa Nostra detto dei Barcellonesi, tra i soci fondatori dello stesso CONSORZIO AEDARS;, e D’Oriano Vincenzo, classe 1965, pregiudicato mafioso e presunto affiliato al clan camorristico dei Cesarano, amministratore di fatto di una delle consorziate dell’ente. L’odierno provvedimento con cui il Tribunale ha disposto la confisca di 170 milioni di euro, fa seguito al sequestro di prevenzione del giugno 2015, “confermando – sottolinea infine la Guardia di Finanza – la solidità dell’impianto accusatorio”.

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