Procuratore Roma, rompere solidarietà tra clan e mondo di mezzo
Palermo. "Oggi le mafie evitano di ricorrere alla violenza, tanto al centro-nord, quanto al centro-sud, anche perché è meglio ricorrere alla corruzione che non appare inaccettabile agli occhi della nostra società e non presuppone il ricorso alla violenza, quel 'mondo di mezzo' a cui ha fatto riferimento Carminati". Lo ha detto il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, durante l'incontro intitolato "Contro le Mafie: a che punto siamo?" in corso nell'aula magna di Giurisprudenza a Palermo. In sala sono presenti, tra gli altri, il ministro dell'Interno, Marco Minniti, il presidente Anac, Raffaele Cantone. "La strategia dell'antimafia - ha aggiunto Pignatone - deve essere quella di rompere la solidarietà e la convenienza di quel 'mondo altro' di allearsi con la mafia. Inoltre, va detto che al centro-nord non ci si può cullare dicendo che la mafia non esiste. La corruzione c'è sempre stata e la mafia vi ha sempre fatto ricorso. Il passo in avanti da fare oggi è ritenere che la corruzione non sia solo uno strumento per evitare la violenza ma, come ha detto la Cassazione, la forza intimidatoria del vincolo associativo può essere diretta tanto alla personale incolumità quanto a minacciare le essenziali condizioni esistenziali di determinate categorie economiche e soggetti". Il procuratore Pignatone ha poi tracciato un profilo storico sull'evoluzione di cosa nostra, aggiungendo che "in Sicilia lo Stato ha saputo reagire alla sfida mortale lanciata dalla mafia, sebbene ci siano state inefficienze e ritardi”.
ANSA