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trapani interna nuovadi Marcello Contento
Può accadere in uno stato moderno come il nostro che un magistrato venga minacciato per lo svolgimento del proprio dovere? E tutto questo può accadere in una delle province più periferiche d’Italia senza che ci sia un’indignazione attiva da parte di tutto il paese? La risposta è si. Come è capitato al Sostituto Procuratore di Trapani, Andrea Tarondo, bolognese doc, ormai adottato in Sicilia, che da anni è in prima linea per garantire ed affermare un semplice ed universale principio che prende il nome di Giustizia.
Non è necessario essere eroi per essere minacciati, lo si può fare anche nel modo più semplice che esista: assumendosi le proprie responsabilità e svolgendo con diligenza il proprio dovere. E poco importa se questo si svolge in Provincia di Trapani, “patria” del super latitante Matteo Messina Denaro, o del Senatore della Repubblica, Antonino D’Alì, braccio destro di Silvio Berlusconi, già Sottosegretario agli Interni e attualmente uno degli uomini più influenti della Provincia di Trapani.
Proprio quel D’Alì, già indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, che con una sentenza, che ricorda tanto quella avvenuta anni addietro per l’altro senatore Giulio Andreotti, viene assolto per i fatti successivi al 1994 mentre viene prescritto per i fatti ben più gravi contestategli prima del 1994. Carte che il Sostituto Procuratore Tarondo conosce bene, in quanto proprio lui è stato titolare, tra gli altri, del processo a carico del senatore.
La provincia di Trapani non è solo mafia e politica, è anche quel luogo d’Italia che conta il maggior numero di logge massoniche sia coperte che scoperte. Ed è sempre qui che si registrano gli eventi più anomali, come quello di rimuovere il Vescovo Francesco Miccichè per la sua cattiva gestione del patrimonio, o di querelare giornalisti che usano la penna contro la “zona grigia” o ancora di allontanare o “promuovere” quei poliziotti e magistrati bravi che svolgono il proprio dovere in modo encomiabile.
In questo contest maturano le nuove minacce al giudice Andrea Tarondo e all’Ispettore del Corpo Forestale Croce Conigliaro. Minacce “serie e circostanziate”, come definite da chi di competenza.
Il giudice bolognese, però, non è nuovo a tutto ciò, ha già capito quali sono le ripercussioni che si subiscono quando si cerca di rappresentare in questa provincia la legge, la giustizia e lo Stato. Da quando ha messo piede in Sicilia riceve costantemente questa infelice corrispondenza, talvolta i messaggi si sono fatti sempre più pericolosi, come quello avvenuto un paio di anni fa quando gli hanno manomesso la propria auto blindata parcheggiata, dettaglio non indifferente, proprio davanti il palazzo di giustizia.
Nonostante ciò il pm Andrea Tarondo ha fatto una scelta, è rimasto in Provincia di Trapani. Non ha mai cercato di andare via da questo luogo ostile, anche quando il pensiero gli sarà balenato in mente e si è trovato solo. Perchè lui qui rappresenta lo Stato nel suo significato più puro, così come l’Ispettore Conigliaro.
Nei giorni scorsi, a seguito dell’ennesime minacce subite, non sono venute meno al giudice e all’ispettore la vicinanza e la solidarietà del coordinamento provinciale di Libera, e di altre persone da sempre schierate dalla parte della giustizia. In tanti non li hanno mai lasciati soli e adesso si rivolgono all’intero paese chiedendogli di non rimanere indifferenti. In passato, tanti uomini e donne sono stati lasciati soli in questo paese, ed è proprio da quegli errori che dobbiamo partire per non commetterne altri in futuro.

alqamah.it

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