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Firenze. “L’unica volta" che mi hanno parlato di un coinvolgimento dei servizi segreti con Cosa nostra è stata per "la vicenda di Paolo Bellini". Così il collaboratore di giustizia Gioacchino La Barbera ha risposto ai difensori durante l'udienza del nuovo processo per la strage di Capaci, in trasferta all'aula bunker di Firenze. La Barbera è stato ascoltato di nuovo alla luce di alcune sue dichiarazioni contenute in una intervista apparsa su La Repubblica nel settembre scorso. Parlando dell'uomo che si presentò con Nino Troia nel casolare dove venne preparato l'esplosivo per Capaci, "mi sono limitato a dire che non l'ho riconosciuto", ha detto il collaboratore, "ho solo detto che non sapevo chi fosse, non ho mai detto che apparteneva ai servizi segreti". Nel corso dell'udienza, il collaboratore di giustizia ha smentito parti dell'intervista, talvolta dicendo "ho esagerato parlando con la giornalista", altre volte negando di aver affermato ciò che gli è stato attribuito. In alcuni passaggi, ha fatto notare il pm, effettivamente il testo scritto non coincide con quanto risulta dalla sbobinatura della registrazione dell'intervista. La Barbera ha anche smentito di aver saputo che ci siano stati documenti nel covo di Riina poi consegnati a Messina Denaro e di essere a conoscenza di incontri fra Riina e l'ex ministro Mannino o fra mafiosi e generali.

ANSA

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