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20 dicembre 2011
Palermo. Tra il primario dell'ospedale Civico Sebastiano Bosio, ucciso il 6 novembre 1981 sotto il suo studio medico da Cosa nostra, e l'allora direttore sanitario del Civico Beppe Lima c'erano rapporti tesi. «Tra i due c'era un rapporto di discussioni accese e Bosio durante le riunioni tra primari si alzava spesso per contestarlo». A confermarlo in aula, davanti ai giudici della Corte d'assise di Palermo, al processo per l'omicidio Bosio, è il professor Renato Albiero, ex collega di Bosio. Interrogato dal pm Lia Sava, Albiero, oggi settantenne, ricorda i rapporti non idilliaci tra Bosio e Lima, fratello dell'ex deputato Dc ucciso nel '92 dalla mafia. Alla sbarra un unico imputato, Antonino Madonia, collegato in videoconferenza. «Bosio non faceva parte dell'entourage di Lima - dice Albiero - e non gliele mandava a dire». Alla domanda se Lima avrebbe fatto pressioni per il ricovero di personaggi vicini alla mafia, Albiero ha risposto: «A me personalmente no, ma io arrivavo da Verona ed ero ritenuto »inaffidabile«. Quindi non mi è mai stato chiesto nulla». Lo stesso Albiero ricorda poi di avere avuto tra i suoi pazienti personaggi 'eccellentì vicini a Cosa nostra, tra cui uno dei fratelli Greco. Nell'ultima udienza la vedova di Bosio, Rosalba Patania, ha ricordato una telefonata «molto accesa» tra il marito e Beppe Lima. «Mio marito gli disse con tono arrabbiato: 'se continui ti denuncio'. Io ero agitata. Sicuramente si trattava di un ricovero che mio marito non voleva fare». E alla domanda se si è fatto un'idea sul motivo che ha portato Cosa nostra all'uccisione del medico, Albiero ha detto: «Secondo le chiacchiere che giravano avrebbe rifiutato di fare delle prestazioni sanitarie».
Alla domanda se ricorda dei ricoveri di personaggi mafiosi nel reparto della vittima, il medico risponde: «Sì, certo. Ricordo, ad esempio, il ricovero di Pietro Fascella. Gli abbiamo salvato la gamba che era in condizioni disastrose. Fu ricoverato poco prima dell'omicidio del professor Bosio». Non ha saputo rispondere, così come poco prima l'altro teste, Renato Albiero, se ci fossero state delle pressioni da parte dell'allora dirigente sanitario Beppe Lima per il ricovero di qualcuno. «Non mi risulta», si limita a dire Aricò. Occhi puntati anche sulla permanenza dei detenuti nei reparti. Così, poco prima, durante la prima testimonianza, Renato Albiero ha ricordato dui avere ricoverato nel suo reparto uno dei due fratelli Greco. «Lo tenemmo nel reparto meno del solito e qualcuno si era meravigliato. Non era frequente che chi entrava nel reparto del detenuto restava poco tempo. C'era l'abitudine dei detenuti di allungare i tempi di permanenza»

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