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La Camera dei Deputati approva la ratifica del Trattato di estradizione e cooperazione fra Italia ed Emirati Arabi Uniti. L'ex parlamentare potrebbe a breve terminare la sua latitanza dorata e tornare in Italia

matacena amedeo int

di Consolato Minniti
«Abbiamo, ad oggi, 14 casi di italiani latitanti, di fatto, negli Emirati arabi uniti, che con questo provvedimento potranno essere estradati, riportati in patria e assicurati, quindi, alla giustizia italiana. Considerate che la ratifica di questo Accordo ci consente anche di reiterare queste richieste, perché in tutti i casi che ho citato erano già state fatte, ovviamente, ma proprio per la mancanza di un quadro normativo d'insieme non era stato possibile eseguirle». Così il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri, Manlio Di Stefano, si esprime nel giorno in cui la Camera dei Deputati vota in maniera favorevole alla ratifica del trattato di estradizione e cooperazione giudiziaria fra Italia ed Emirati Arabi Uniti.

E fra i 14 casi indicati dal sottosegretario figura anche quello di Amedeo Matacena jr., l’ex parlamentare di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e latitante a Dubai ormai da diverso tempo. Per lui, come per altri importanti soggetti dimoranti negli EAU, arrivano pessime notizie da quella Camera che lo stesso Matacena ha frequentato per diverso tempo: la sua latitanza, infatti, subisce oggi un duro colpo e si avvia inesorabilmente verso la fine. A meno che Matacena non voglia tentare di riparare in altro Stato estero, che non prevede alcun accordo di estradizione (ma deve averne la volontà e le possibilità), il suo percorso a Dubai inizia a vedere il tratto finale. Un solo voto contrario, l’aula si mostra compatta e finalmente non più silenziosa come accaduto venerdì.

L’intervento del Governo
È proprio il sottosegretario Di Stefano ad assicurare quella che è la volontà del Governo Conte: «Vi sono state delle difficoltà nel portare avanti questo provvedimento, come sapete, perché – spiega – nonostante gli Emirati lo avessero già siglato e sottoscritto nel 2017, mancava una garanzia, che invece per l'Italia è fortemente necessaria, che è quella che le persone estradate, in questo caso dall'Italia agli Emirati arabi uniti, non venissero sottoposte eventualmente a pena di morte. Su questo c'è stato un Memorandum d'intesa tra l'Italia e gli Emirati arabi uniti, con una lettera sottoscritta e pervenuta. Questo ci ha permesso di perfezionare l'Accordo, che oggi, appunto, votiamo in Aula. Alla luce, quindi, di tutto questo e del fatto che c'è l'assoluta necessità di assicurare alla giustizia gli italiani latitanti negli Emirati arabi uniti, il Governo auspica che questo provvedimento venga votato dall'Aula il più presto possibile e con una ampia maggioranza». Una posizione netta che, però, deve tenere conto, nel computo dei voti favorevoli, della circostanza che questo accordo era stato sottoscritto nel 2015, quando al Governo vi era il Pd e soprattutto l’impegno di un parlamentare come Davide Mattiello che si è battuto sin dal primo istante per giungere alla conclusione di questo iter.

La posizione di Forza Italia e Pd
Molto attesa era la posizione degli appartenenti al gruppo di Forza Italia, partito dal quale proveniva Amedeo Matacena e che lo stesso ex parlamentare non ha mancato di sostenere apertamente sui social nell’ultima campagna elettorale, con particolare riferimento all’ex premier Berlusconi. Ebbene, dalle parole del deputato Cappellacci, è emersa invece la seria volontà di chiudere positivamente la vicenda: «Purtroppo – rimarca – spesso i mass media ci hanno raccontato vicende di persone condannate, anche in via definitiva, che hanno avuto la possibilità di girare indisturbate per strada, irridendo la giustizia, facendosi beffe di uno Stato che non può raggiungerli». Cappellacci parla di esigenze di «legalità e giustizia».

A ricordare l’impegno di Mattiello ci pensa Walter Verini: «Presidente, noi sosteniamo questo provvedimento, non solo perché anche noi l'abbiamo presentato, non solo perché è il frutto di un lavoro dei Governi a guida Renzi e poi Gentiloni e, anche, lo vogliamo ricordare, del deputato Davide Mattiello, in questo nostro gruppo, persona impegnata da sempre in Libera e nella lotta contro le mafie; ma la ragione di fondo è che si tratta di un atto importante contro la criminalità e contro le mafie. Molto si è parlato, a livello di opinione pubblica, dei casi dei cosiddetti latitanti eccellenti, cioè di persone note che soggiornano lì, negli Emirati Arabi, sfuggendo alla giustizia italiana, però si è parlato meno di altre situazioni, di persone ricercate dalle autorità giudiziarie italiane, alcune condannate in via definitiva o rinviate a giudizio, per reati che vanno dall'associazione mafiosa, al concorso esterno, per passare al narcotraffico e ad altri reati molto gravi. Per questo, dunque – conclude – la ratifica, secondo noi, è molto importante, non solo per assicurare alla giustizia italiana delle figure che sono fuggite, ma anche come elemento di deterrenza, perché si afferma che non c'è più, a poche ore di volo, un'oasi di latitanza; non c'è più la possibilità di farla franca».

Le due forze di Governo
Per la Lega, invece,«la ratifica di questo Trattato è perciò fondamentale per cercare innanzitutto di assicurare alla giustizia questi delinquenti che – sottolinea Vito Comencini – più o meno pericolosi, è giusto che vengano assicurati alla giustizia ma anche per una cooperazione a trecentosessanta gradi nel contrasto a tutte le mafie, riuscendo a perseguirle anche oltre i confini nazionali ed europei, riuscendo a colpirle anche dal punto di vista fiscale ed economico e nel recupero degli elementi probatori. Inoltre, sarà possibile collaborare anche nella lotta al terrorismo internazionale di matrice islamista».

Tocca ad Andrea Colletti del M5S, invece, porre un problema tecnico: «La nostra legislazione penale prevede tutta una serie di reati per quanto riguarda le organizzazioni di stampo mafioso. Ebbene, tali reati in molti Paesi stranieri non sono riconosciuti e, proprio per il principio di necessità di doppia incriminazione, potrebbero essere a rischio tutte le estradizioni richieste a tutta una serie di Paesi che non prevedono tali reati nella loro legislazione. Ciò che chiedo in questo senso al Governo e avrei voluto chiedere con un ordine del Giorno che, per problemi di gruppo, non è stato presentato, è prevedere nei futuri trattati ma anche nelle interlocuzioni con i Governi, per quanto riguarda i trattati già firmati e ratificati, di prevedere un temperamento al principio di doppia incriminazione per questi reati così come viene fatto usualmente per i reati di natura fiscale».

Un passo decisivo
Ecco, dunque, che questa giornata consegna un primo passo necessario affinché si possa giungere alla conclusione di quel percorso iniziato diverso tempo fa e che dovrebbe portare, ormai a stretto giro, Matacena e molti altri di nuovo in Italia per scontare le relative condanne. Ora mancano solo pochi altri passaggi che avverranno nei prossimi mesi.

lacnews24.it