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Scrive il giornalista Luciano Mirone:
"Sgarbi addebita la responsabilità di questa decisione ai “grillini”, ai quali il critico d’arte non sarebbe “gradito” (“Io sono l’unica opposizione ai grillini”), ma la verità è che lui sta togliendo le tende da Palermo perché oltre 30mila italiani, con la loro firma, hanno chiesto con forza che Musumeci lo cacciasse dalla giunta regionale. I “grillini” sì, hanno fatto la loro parte con le rimostranze espresse all’interno del parlamento siciliano contro di lui, ma questa piccola “rivoluzione” si è resa possibile innanzitutto grazie a quella specie di tsunami mediatico provocato dall’appello che, attraverso change, ha raccolto tutte quelle firme.
A cacciare Sgarbi è stato questo movimento, indignato per gli attacchi che l’assessore regionale ai Beni culturali quasi ogni giorno ha sferrato nei confronti del magistrato antimafia Antonino Di Matteo, reo di “aver fatto carriera grazie all’antimafia”. Un disco rotto, che Sgarbi (soprattutto lui) inserisce nel mangiadischi (anche questo ormai rotto) ogni qualvolta un magistrato indaga seriamente sui rapporti fra mafia e politica, rapporti che il critico d’arte conoscerebbe benissimo essendo stato espressione di un ex deputato regionale come Pino Giammarinaro (i cui legami con gli ambienti di Cosa nostra sarebbero stati ampiamente dimostrati) quando per diversi anni ha fatto il sindaco di Salemi, in provincia di Trapani".

Fonte: change.org

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