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minniti marco c ansaLa pagella di Scalfari: 10 a Minniti e Gentiloni. Applausi per chi dice tutto e il contrario di tutto
di Alessandro Cardulli

Per fortuna le elezioni sono ormai arrivate e i faccioni che popolano i teleschermi dando vita ad una campagna elettorale squallida, che allontana anche chi aveva tutti i buoni propositi di recarsi alla urne, c’è da augurarsi che prendano un periodo di ferie molto lungo. Così come i giornalisti impegnati in enormi fatiche per far digerire al pubblico che sta fuori, all’esterno degli studi della Rai e delle altre reti, le bugie, le fake news, di cui sono capaci i nostri, o meglio i loro, perché noi non ci vogliamo avere niente a che fare. Si assiste ad una vera e propria resa ai poteri forti, o meglio alle debolezze arroganti, di chi si presenta in tv per chiedere un voto. Facce toste, impuniti, raccolgono applausi finti, su ordinazione. Perché, un candidato che non riceve appalusi, che candidato è? In prima fila, fra costoro, Minniti Marco, l’uomo forte della schiera renziana che non si vergogna, di fronte ad un filmato sui campi di concentramento allestiti dagli amici libici del nostro governo, a negare l’evidente. È  accaduto a “Carta  Bianca”. La Berlinguer ha annunciato le messa in onda di  un servizio sui campi libici in cui vengono “ospitati” i migranti, quelli rimpatriati a forza, quelli arrivati da altri paesi. Immagini che avrebbero turbato la coscienza di qualsiasi persona con un minimo di umana sensibilità. Davanti alla Berlinguer c’era l’autore dell’accordo con i dittatori libici, il ministro Minniti, molto nervoso come al solito, non stava fermo un attimo. Le immagini scorrevano. Non c’era bisogno di alcun commento. Corpi di uomini, donne, bambini, tanti, sdraiati per terra, senza cibo, senza poter usare i servizi igienici, un buco nella terra per più di duecento, trecento persone. Donne che raccontano le violenze subite dagli aguzzini che “gestiscono” il campo. Per ottenere un po’ di cibo devono sottostare a violenze di ogni tipo. Ha provato a far presente che proprio lui era l’autore dell’accordo con questi delinquenti. Insomma un commento. Non le ha lasciato neppure il tempo di completare la domanda che già faceva presente che addirittura una organizzazione  dell’Onu aveva visitato il campo, non abbiamo capito se era un ambasciatore o qualcosa di simile. Berlinguer ha cercato di dirgli che l’immagine di quel campo diceva ben altre cose, una parola, tortura.

Dal ministro col  pugno di ferro neppure un cenno di commozione
Non c’è stato verso, dal ministro dal pugno di ferro, neppure una parola, un segno di commozione di fronte a tanta violenza, alle condizioni inumane in ci si vive, si muore anzi, in terra di Libia, nei lager pagati dai soldi italiani. Ci chiediamo: Gentiloni, con la sua aria che sembra che pensi ad altro, quello che viene incoronato da Napolitano, Prodi, Enrico Letta, per non parlare della Bonino che parla, parla, ma è stretta alleata del Minniti, ha niente da dire? Ah, dimenticavamo Eugenio Scalfari. Forse dovrebbe aver visto quelle immagini dolenti di bambini, donne, uomini trattati come schiavi, bestie. Bianca Berlinguer lo ha intervistato. Ormai non bastano più le paginate di Repubblica. È diventato lo sparring partner del Pd. Certo Renzi lo ha deluso, scrive e recita in tv, naviga all’interno de La7, dalla Gruber a Floris, ha fatto una puntata su una rete della Rai. Fa sapere che un volta ha votato per il padre di Bianca. La quale dopo aver preso uno schiaffone da Minniti che non ha accolto bene la messa in onda di quelle immagini tanto da non pronunciare “mi dispiace”, ha consentito, con una sua domanda di fare campagna elettorale al “vegliardo”, così si è definito lui stesso. Gli ha chiesto di dare un voto ad alcuni candidati. Cosa che in campagna elettorale non si potrebbe fare.

La par condicio: come cercare un ago in un pagliaio
Ma ormai la “par condicio” è come cercare un ago nel pagliaio. E lo Scalfari, sapete che voto ha dato al Minniti, quello dell’accordo con la Libia? Un bel dieci. E altrettanto ha dato a Gentiloni. Applausi da parte del pubblico. Il solito pubblico  che era rimasto colpito, emozionato, dal filmato che, nel volgere di pochi minuti, ha dimenticato ed ha applaudito Scalfari che ha promosso Minniti a pieni voti, dieci appunto. E qui per noi è scattato come un campanello d’allarme a proposito degli appalusi. Al “di Martedì” di Floris il presidente del Consiglio, Gentiloni, ha avuto un sacco di applausi. Anche se diceva cose banali arrivava il battimani. Si vedevano gli “ospiti” spellarsi le mani. In particolare quelli della balconata allestito nello studio di La7. Bene. Abbiamo pensato che erano stati invitati i fans del Gentiloni. Ma poi è arrivato Di Maio. In lontananza si vedevano gli stessi ospiti che avevano applaudito il Gentiloni spellarsi le mani per il candidato premier dei Cinque stelle. Qualcosa, ci siamo detti, non va. Che gli ospiti si muovono quando qualcuno fa loro cenno? Come si dice a pensar male si fa peccato ma a volte ci si azzecca.

jobsnews.it

Foto © Ansa