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di Paolo Farinella
Sinceramente non mi aspettavo che Matteo Salvini rispolverasse l’antico giuramento di Pontida rubando anche quello, oltre che la Lega, a Umberto Bossi, ormai rimasto a mani nude. Da Pontida a Milano. Là la cornice fu un’abbazia attorno ad un vescovo-abate, tutti decisi a lottare per la propria indipendenza, qui lo scenario è la piazza di Milano con il Duomo chiuso al nuovo leghista, che giura con il Rosario, il Vangelo e la Costituzione. L’arcivescovo di Milano gli ha ricordato di occuparsi delle cose sue e di non scherzare coi santi perché rischia di bruciarsi.



La sceneggiata è stata studiata a tavolino perché in un colpo solo espone tre simbologie. Il Rosario richiama la Battaglia di Lepanto del 1571, nella quale le armate «cristiane», coalizzate in «Lega Santa», sconfissero quelle musulmane, giunte alle porte di Vienna. Da allora nella Chiesa cattolica il mese di ottobre è dedicato a Maria, «Madonna del Rosario». Il vangelo è un richiamo a tutte le frange estremiste del cattolicesimo fondamentalista che si oppone a Papa Francesco e invoca in ogni occasione lo «spirito di Lepanto» per espellere dal sacro suolo d’Italia e d’Europa gli immigrati e i miscredenti musulmani perché l’unica religione deve essere quella cattolica in salsa leghista. Matteo Salvini non è nuovo a queste sceneggiate fuori luogo: a ogni Natale gira per le strade con un presepio in mano, dimenticandosi il senso di quello che rappresenta.

La Costituzione italiana è una novità, che ha solo uno scopo diretto: accreditarsi come democratico «moderato» (anche lui, come Berlusconi: ma se loro sono «moderati, io sono una pasta frolla). In un gesto solo, Matteo Salvini è stato capace di fare tre atti blasfemi, calpestando ogni valore religioso e di civiltà, se mai ve ne fosse stato bisogno. Peccato che nessuno sia intervenuto per un ricovero coatto, perché con la serietà ha perso anche il senso di vergogna. Queste le sue parole:

«Mi impegno e giuro di essere fedele al mio popolo, a 60 milioni di italiani, di servirlo con onestà e coraggio, giuro di applicare davvero la Costituzione italiana, da molti ignorata, e giuro di farlo rispettando gli insegnamenti contenuti in questo sacro Vangelo. Io lo giuro, giurate insieme a me? Grazie, andiamo a governare e a riprenderci questo Paese».

Si dichiara fedele «prima» al suo popolo e solo dopo a 60 milioni d’italiani, e lo dice avendo in mano il libretto della Costituzione! A queste parole quei libretti avrebbero dovuto bruciargli le mani e schizzare via come razzi perché sono il codice del contrario di quello che il matteuccio leghista, razzista, xenofobo, incitatore di paure, uomo piccino che per stare a galla e rimediare uno stipendio senza lavoro, semina non esitando a rimestare nel marcio e nel becero senza preoccuparsi nemmeno della sua ignoranza storica, culturale e religiosa.

Noticina storica per un veloce ripasso. Il 7 aprile 1167, secondo la tradizione, nell’abbazia di Pontida, nel bergamasco, vi fu un giuramento di cinque comuni italiani lombardi contro Federico il Barbarossa, legittimo imperatore del Sacro Romano Impero. Fu l’inizio di un lungo processo che porterà all’unità d’Italia- 820 anni dopo, Umberto Bossi si appropriò del ricordo storico e assunse la figura di Alberto da Giussano come simbolo della Lega-Nord con in programma solo la secessione del Lombardo-Veneto. Si fece anche una religione d’occasione, adorante il «dio Po», con pellegrinaggio-gita una volta l’anno al «Pian del Re» sul Monviso: ampolla, un sorso e via in trattoria a mangiare polenta e salsiccia. Peccato che Alberto da Giussano non sia mai esistito, ma se bisogna fare riferimento storico a qualcuno, occorre scomodare un certo «Guido di Landriano» (Paolo Grillo, Legnano 1176. Una battaglia per la libertà, Laterza, 2010).

Salvini stia attento a giurare perché nel vangelo che aveva in mano – era Vangelo? – c’è scritto:

«Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, né per la terra… Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,34-37).

Matteo avvisato, Salvini mezzo salvato. Riguardo poi al tema che è l’unico della predicazione del Matteo leghista, cioè l’immigrazione e quindi gli stranieri, in quello stesso vangelo è pure scritto:

«“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo [fatto tutto questo?]”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”» (Mt 25, 35-40).

Salvini Matteo ha giurato pubblicamente di osservare «gli insegnamenti contenuti in questo sacro Vangelo. Io lo giuro, giurate insieme a me? Grazie». Si è fregato da solo perché non può fare finta che sia stato un gioco, perché qui si misura la sua dignità o indegnità. Se non rispetta l’accoglienza dello straniero, dandogli assistenza per la vita e non per la sopravvivenza, è uno spergiuro. Anche la Costituzione lo inchioda a rinnegare tutto quello che ha predicato con arroganza in questi anni, in questi giorni, in questa campagna elettorale. Sono sufficienti pochi cenni di ripasso, per rinfrescare la memoria a chi sembra giocare con documenti solenni più grandi di lui e dei suoi:

Art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (art. 3 comma 1).

Art. 8. Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Art. 10. L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.

Pensando al Salvini di turno di ogni tempo, la Costituzione, si premura di scrivere all’art. 117 che «La potestà legislativa è esercitata dallo Stato… nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali». Ecco alcuni pro-memoria utili a Salvini e a chi è come lui.

Dalla Dichiarazione dei diritti umani dell’Onu del 1948:

Art. 13. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.

Art. 14. Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Art. 18. Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.

Salvini forse non sa che giurando sul Vangelo (col rosario per buon peso) e con la Costituzione in mano ha giurato su tutti questi impegni e doveri. In materia d’immigrazione l’Italia non può fare quello che vuole, ma deve rispettare la Legge e i Patti internazionali.

Ora Salvini deve rispettare il suo giuramento e riconoscere il dovere, anzi l’obbligo per l’Italia, a fare l’accoglienza in forza dei Trattati e o Convenzioni Internazionali, firmati e accolti nel proprio ordinamento. Essi sono: la «Dichiarazione Universale dei Diritti Umani» (ONU – Parigi, 10-12-1948); la «Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali» (Onu, 1966, in vigore dal 3-1-1976), il «Patto internazionale sui diritti civili e politici» (Onu, 1966, in vigore, 23-31976), la «Costituzione Europea» (Nizza, 7-12-2000).

Mi aspetto da Matteo Salvini, se è uomo d’onore, che vada in Tv, dove per altro è di casa, e inviti i suoi a non votare per la Lega e la sua congrèga perché in tutta la campagna elettorale ha sbagliato bersaglio e ha fatto confusione. È meglio che si prenda un lungo periodo di vacanza (tanto paghiamo noi) e si riposi, leggendo la Costituzione e per svago il Vangelo secondo Matteo, quello vero, non quello finto.

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