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Tra le vittime un 22enne, una donna incinta e una bimba di soli 14 mesi. Ieri durante la Marcia del Ritorno dedicata al Golan siriano i cecchini israeliani hanno ucciso due manifestanti e l’aviazione due membri delle Brigate al-Qassam. Stamattina decine di razzi hanno colpito il sud di Israele, raid sull’enclave palestinese

Aggiornamento ore 20
Tre civili uccisi nei raid israeliani, tra loro una neonata
Sono tre le vittime civili palestinesi dei raid aerei che da questa mattina l’aviazione israeliana sta compiendo sulla Striscia di Gaza. Questa mattina a morire è tato un giovane di 22 anni, Emad Mohammed Nsrai, a Beit Hanoun. Nel pomeriggio è stata colpita una casa nel quartiere al-Zaytoun, a est di Gaza City: una bimba di soli 14 anni è stata uccisa insieme alla madre incinta, Felesteen Saleh Abu-Arar, di 37 anni. Ferita la sorella della bambina. Tra i siti colpiti, in tutta la Striscia, l’edificio residenziale al-Sarraj a Gaza City e l’edificio Iqtifan che ospitava l’ufficio dell’agenzia stampa turca Anadolu. Entrambi sono stati distrutti. Ferita anche una 50enne israeliana, dopo che un missile ha colpito una scuola - chiusa - a Kiryat Gat, vicino al porto di Ashkelon. Secondo quanto dichiarato dalle stesse fazioni palestinesi, sono stati lanciati “150 missili su quartieri e siti militari israeliani vicino alla Striscia in risposta ai continui attacchi israeliana contro Gaza”. Uno dei membri dell’ufficio politico di Hamas, Khalil al-Hayya, ha accusato Israele di non rispettare i termini del cessate il fuoco siglato a marzo. Continuano, intanto, i tentativi di mediazione da parte dell’Egitto e delle Nazioni Unite ripresi questa mattina, mentre Israele chiudeva tutti i valichi verso Gaza e le coste impedendo ai pescatori di prendere il mare.


Questa mattina decine di missili, lanciati dalla Striscia di Gaza, hanno raggiunto il sud di Israele senza provocare danni, per lo più bloccati dal sistema Iron Dome. Il lancio di razzi giunge poche ore dopo le uccisioni che ieri hanno insanguinato un nuovo venerdì di Marcia del Ritorno, la mobilitazione che da un anno e un mese, dal 30 marzo 2018, porta lungo le linee di demarcazione tra Gaza e Israele decine di migliaia di palestinesi. Ieri migliaia di palestinesi sono tornati nei campi eretti un anno fa aggiungendo alla tradizionale protesta contro l’assedio anche quella per il riconoscimento da parte del presidente Usa Trump del Golan siriano occupato come territorio sovrano di Israele. Tante le bandiere siriane che ieri sventolavano insieme ai vessilli palestinesi. I cecchini dell’esercito israeliano hanno ferito 51 manifestanti e ne hanno uccisi due: Raid Abu Tair, 19 anni, e Ramzi Abdo, 31. Intanto un raid aereo colpiva una postazione di Hamas a est del campo profughi di al-Mughazi uccidendo due membri delle Brigate al Qassam: Abdullah Ibrahim Abu Malooh, 33 anni, e Alaa Ali al-Bubali, 29. Hamas ha confermato e promesso di rispondere “all’aggressione israeliana”. La versione israeliana: l’aviazione si è mossa dopo spari verso il confine. E questa mattina dopo il lancio di oltre 50 missili, un 15enne rimasto lievemente ferito e le sirene di allarme che hanno risuonato nelle città di Ashdod e Ashkelon, l’aviazione israeliana ha compiuto una serie di raid nella zona di Beit Hanoun, nel nord della Striscia, e Khan Younis, a sud. Quattro i feriti nei bombardamenti, secondo funzionari medici palestinesi. Il primo ministro Netanyahu, che è ancora ministro della Difesa ad interim nell’attesa della formazione di un nuovo esecutivo dopo il voto del 9 aprile, terrà a breve un incontro con l’esercito a Tel Aviv, mentre il comune di Ashkelon ha aperto i rifugi pubblici e le forze armate hanno chiuso strade e siti vicini a Gaza, tra cui la nota spiaggia Zikim. L’escalation cominciata ieri mette in dubbio la fragile tregua raggiunta a marzo dopo i duri bombardamenti israeliani che avevano colpito Gaza e i razzi palestinesi lanciati verso il territorio israeliano, con un missile che aveva colpito una casa a nord di Tel Aviv. Si era temuto l’inizio di una nuova brutale operazione contro la Striscia, ma la calma era tornata dopo la mediazione del Cairo e un accordo dietro le quinte tra Hamas e Israele. Tra le richieste israeliana c’era la fine delle manifestazioni della Marcia del Ritorno, o almeno la fine del lancio di palloncini incendiari verso Israele. Cominciata il 30 marzo 2018 per chiedere la fine dell’assedio di Gaza, ormai lungo 12 anni, e per rivendicare il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, non sembra voler terminare. Come non termina la conta delle vittime: in 13 mesi i cecchini israeliani hanno ucciso almeno 275 manifestanti e ne hanno feriti oltre 29mila.

nena-news.it

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