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novaja-gazetadi Matteo Giulietti - 26 luglio 2015
I fucili di Roskmnazdor, l’agenzia russa deputata al monitoraggio/regolamentazione dei media tradizionali e di internet, stanno solo aspettando il momento opportuna per esplodere l’ennesimo, metaforico proiettile  del governo Putin. Il potenziale bersaglio è la Novaya Gazeta, il quotidiano per cui lavorava Anna Politkovskaja, nonché uno degli ultimi baluardi della “libera” informazione della Russia contemporanea. I motivi di tale preoccupazione vanno ravvisati nel secondo ammonimento ricevuto dalla testata negli ultimi 10 mesi.

Dopo le accuse di “estremismo” rivolte ai contenuti dell’articolo “Se non siamo l’Occidente, allora cosa siamo?” (Ottobre 2014), Novaya Gazeta ha attirato le critiche di Roskmnazdor per aver pubblicato una parolaccia estratta da un brano dell’ultimo libro di Vasily Achenko. Nonostante fosse stata debitamente mascherata, l’espressione è stata dichiarata da Vadim Ampelosky (portavoce di Roskmnazdor) “chiaramente leggibile”, e in quanto tale, in evidente contrasto con la legge varata da Putin nel 2014 che “bandisce l’uso di parolacce da arte, media e letteratura”.

Per il momento i vertici di Roskmnazdor sembrano assecondare l’appello di Dimitri Muratov, direttore del quotidiano. “Nonostante il fatto che abbiamo il diritto di rivolgerci al tribunale con la richiesta che sia revocata la licenza di Novaya Gazeta, […] Noi, come organo di controllo, gestiamo i nostri diritti in modo assennato” hanno dichiarato alcuni “agenti della censura”, cogliendo la palla al balzo per indossare temporaneamente le magnanime vesti del perdono. Nell’ultimo anno sono stati circa 4.500 i siti che hanno ricevuto una qualsiasi forma di restrizione (chiusura, blocco temporaneo, cancellazione dei materiali indesiderati).

Dall’inizio del suo terzo mandato, Vladimir Putin ha infatti ulteriormente accentuato il grado di controllo e strumentalizzazione di tutti i mezzi di comunicazione. Le riforme di legge approvate nell’ultimo biennio hanno contribuito ad allargare la forbice d’intervento del governo, conferendo alle autorità competenti la possibilità di ridurre l’iter giudiziario e agire tempestivamente laddove ritenuto necessario. Questo progressivo inasprimento degli organi di controllo è valso alla Russia il 152° posto (su 180) all’interno del Press Freedom Index redatto da Reporter Senza Frontiere per il 2015 (dati in continuo peggioramento.

Dato questo scenario, la tregua provvisoria concessa a Novaya Gazeta è da ritenersi una vera e propria eccezione alla regola. Le fondamenta del giornale di Dimitri Murilov hanno vacillato pericolosamente, schivando il colpo e assorbendo l’ammonimento. Almeno per il momento, il pericolo è scampato; c’è solo da capire quando e soprattutto dove faranno indirizzeranno i propri proiettili i fucili di Roskmnazdor.

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