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zanotelli-alex1di Lorenzo Montanaro - 18 febbraio 2015
Sarebbe una catastrofe, mettono in guardia alcune voci storicamente impegnate per la cultura della pace. Pax Christi, ma anche Angelo Del Boca e padre Alex Zanotelli.
No a un secondo bagno di sangue. In ore di grande tensione (il riesplodere del conflitto in Libia, le brutalità e i proclami deliranti dell'Isis, l'arrivo di migliaia di profughi sulle nostre coste) si riaccende il dibattito sulla possibilità di un intervento militare italiano nel Paese dell'ex dittatore Gheddafi.

Sarebbe una catastrofe, mettono in guardia alcune voci storicamente impegnate per la cultura della pace. Centrale l'apporto del mondo cattolico. «Dare inizio a un'altra guerra significa aumentare l'orrore, aiutare il terrorismo, produrre altri profughi, viaggi disperati gestiti dalla malavita», si legge in un comunicato diffuso in queste ore dal movimento Pax Christi.

Ben altri sono, secondo il movimento, gli interventi da mettere in campo urgentemente: «Aprire corridoi umanitari; costruire misure che facilitino l'arrivo in sicurezza dei migranti, la legalizzazione di vie d'ingresso, la cooperazione tra aree che generano instabilità e miseria; contrastare la criminalità che sfrutta e uccide quanti lasciano i propri Paesi, partendo spesso proprio dalla Libia; bloccare la vendita delle armi e ogni rapporto con chi è a supporto dell'Isis; chiedere all’Onu di prendere in mano la situazione secondo i principi della sua Carta, evitando che siano gli interessi dei singoli Stati a dettare le regole di comportamento».

Anche perché, osserva Pax Christi, «l’Italia in Libia ha già dato militarmente. Ne vediamo le conseguenze: distruzioni delle strutture amministrative, caos armato e terrorismo spietato contro il quale poi si invoca come "inevitabile" la guerra con una propaganda ben orchestrata». Per questo «chiediamo al nostro Governo che non si faccia catturare dai nuovi venti di guerra, nel rispetto della Carta costituzionale».

Di analogo tenore è l'appello lanciato nei giorni scorsi da due personalità note: Alex Zanotelli, padre comboniano, e Angelo Del Boca, uno tra i primi studiosi italiani a denunciare gli effetti catastrofici del colonialismo italiano in Libia e in Etiopia durante il fascismo. «Nel corso della prima infausta guerra, voluta soprattutto dalla Francia di Sarkozy», ricorda l'appello, riferendosi al conflitto del 2011, «la Libia ha subìto danni immensi, 25 mila morti e distruzioni valutate dal Fondo Monetario Internazionale in 35 miliardi di dollari».

Ora che «le voci di un intervento militare italiano si fanno più frequenti», Del Boca e Zanotelli chiedono alle autorità del nostro Paese «di non commettere il gravissimo errore compiuto nel 2011 quando offrimmo sette delle nostre basi aeree e più tardi una flotta di cacciabombardieri per aggredire un paese sovrano, violando, per cominciare, gli articoli 11, 52, 78 e 87 della nostra Costituzione».

In un solo caso – precisa ancora l'appello – l'Italia potrebbe intervenire: «nell'ambito di una missione di pace e dietro la precisa richiesta dei due governi di Tripoli e di Tobruk che oggi si affrontano in una sterile guerra civile. Ma anche in questo caso l'azione dell'Italia deve essere coordinata con altri Paesi europei e l'Unione Africana».

Pubblicato sul giornale on-line Il Dialogo (www.ildialogo.org) il testo di Del Boca e Zanotelli ha ottenuto, in poco più di una settimana, oltre 1.100 adesioni. E varie realtà della galassia disarmista, piccole e grandi, si stanno organizzando per fare pressione sul Governo.

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