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masih-iqbal«Non ho paura del mio padrone. Ora è lui ad aver paura di me»

Iqbal era nato in una famiglia povera del Pakistan; suo padre lo vendette per 12 dollari ad un fabbricante di tappeti, quando avevo solo 5 anni.

Questo accadeva nel 1988, quando tanti di noi giocavano tranquilli in strada. Da allora visse come schiavo, incatenato a un telaio, quattordici ore al giorno per 3 centesimi di euro e punito con la reclusione, in un pozzo nero senz’aria, se si ribellava.

In occasione di una una manifestazione del “Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato”, trova la forza di denunciare il suo padrone e “la mafia dei tappeti”, contribuendo a liberare centinaia di piccoli schiavi. A 10 anni diventa un comunicatore, un sindacalista, un attivista, tendendo decine di conferenze per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Il 16 aprile del 1995, venne assassinato, a 13 anni, mentre giocava in bicicletta davanti casa sua. Sebbene appare certo che i sicari facciano parte della “mafia dei tappeti”, la polizia, collusa con tale mafia,  aveva scritto nella sua relazione: «l’assassinio deriva da una discussione tra un contadino ed Iqbal».

Il discorso che tenne a Boston quattro mesi prima di essere ucciso:

“Sono uno di quei milioni di bambini che stanno soffrendo in Pakistan a causa del lavoro schiavizzato e del lavoro minorile. Ma io sono fortunato. grazie agli sforzi del fronte di liberazione dei lavoratori (BLLF) sono libero e sono di fronte a voi oggi .
Dopo essere stato liberato, mi sono unito alla scuola BLLF. Adesso sto studiando in quella scuola. Per noi bambini schiavi, Eshan Ullah Khan e il BLLF hanno fatto il solito lavoro che Abramo Lincoln fece per gli schiavi in America.
Oggi voi siete liberi e anche io sono libero . Sfortunatamente i padroni del business dove lavoravo ci dissero che è l’America che chiedeva loro di schiavizzare i bambini. Agli americani piacciono i tappeti , le coperte , gli asciugamani a poco prezzo che noi facciamo.
Quindi loro vogliono che il lavoro schiavizzato vada avanti. Io mi appello a voi che fermiate le persone dall’usare i bambini come manodopera perché i bambini hanno bisogno di una penna piuttosto che strumenti di lavoro. I bambini lavorano con questi strumenti.
Se facciamo qualcosa di sbagliato veniamo picchiati con questi…. , e se veniamo feriti non veniamo portati dal dottore. I bambini non hanno bisogno di questi strumenti , ma hanno bisogno di questo strumento, la penna, come i bambini americani hanno. Sfortunatamente molti bambini non usano penne al momento; spero che voi aiutiate il BLLF, proprio come loro hanno aiutato noi. Con la vostra cooperazione il BLLF può aiutare tanti bambini e dare loro lo strumento, la penna. Sono stato abusato, come altri bambini che sono abusati, compresi quelli che sono insultati, sono appesi a testa in giù, e sono maltrattati, ricordo ancora quei giorni.
Ho visto coperte del Pakistan nei negozi americani e ciò mi rattrista, sapendo che sono state fatte dai bambini schiavizzati. Mi sono sentito molto dispiaciuto.
Ho chiesto al Presidente Clinton di mettere sanzioni a quei Paesi che usano manodopera dei bambini.
Di non dare aiuto a quei Paesi che ancora usano manodopera dei bambini. Date modo ai bambini di usare la penna. Con questo ringrazio il contributo della Reebok in questa direzione.
Mi hanno chiamato per questo premio e gli sono molto grato, grazie. Abbiamo uno slogan a scuola quando i bambini vengono liberati, diciamo tutti insieme : – noi siamo liberi, e vi chiedo di unirvi a me oggi nel pronunciare questo slogan…..
Io dico : noi SIAMO e voi direte : LIBERI…”

Iqbal Masih

MPC

Tratto da: sangiovannirotondonet.it

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