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arrigoni-vittorio-webNulla si muove nel processo per l’uccisione dell’attivista italiano a Gaza
di Roberta Zunini - 14 aprile 2012
A Gaza city, tra oggi e domani, si terranno alcune manifestazioni per commemorare il giovane attivista Vittorio Arrigoni, rapito e ucciso nella Striscia un anno fa. Ma per i tanti amici di Vik e per la sua famiglia quelle organizzate da Hamas suoneranno quanto meno false.

Il processo contro i suoi presunti assassini non solo sta andando a rilento a causa della noncuranza della corte militare e della ritrattazione parziale degli imputati ma anche per il comportamento del movimento islamico che governa con il pugno di ferro la Striscia. “Innanzitutto la decisione di incaricare la corte militare di indagare e istituire il processo ci ha impedito di costituirci parte civile - dice Gilberto Pagani legale della famiglia Arrigoni - azzerando anche il mio ruolo. Durante le udienze pertanto non ho potuto fare domande agli imputati ma solo assistere. Non ha senso dunque partecipare. Per noi ora vanno gli avvocati del centro palestinese per i diritti umani. Ma anche loro hanno le mani legate. Se Hamas avesse voluto, il processo sarebbe stato celebrato da un tribunale ordinario”.

Secondo il legale, Hamas avrebbe anche potuto ritrovare uno degli imputati che, dopo essere stato scarcerato, non si è più presentato alle varie udienze. “Non riesco a capire come sia possibile rilasciare una persona che ha confessato di aver preso parte a un rapimento e a un omicidio, mettendo a disposizione la propria casa - dice ancora Pagani - se è vero che lui non ha ucciso personalmente Vittorio è anche vero che non ha partecipato a un furto di mele. La scelta di scarcerarlo è sospetta così come il fatto che non lo trovino. Tutti sanno che a Gaza non si entra né si esce senza il consenso di Hamas”.

Gli imputati, durante l’udienza di due giorni fa, hanno cambiato versione, sostenendo che avevano deciso di rapire Vittorio solo per dargli una lezione perché aveva uno stile di vita troppo disinvolto e non consono ai costumi dell’islam. Non per chiedere uno scambio con un esponente salafita in carcere, come avevano sempre detto. Con questa nuova versione sperano di vedersi ridotta la pena, anche se infangano la memoria di Vik. Hanno poi addossato la colpa dell’omicidio al presunto salafita giordano e a un altro loro amico che furono uccisi qualche giorno dopo il ritrovamento della salma di Arrigoni, durante uno scontro con le unità speciali di Hamas. Da notare che i tre imputati sopravvissuti facevano parte di una milizia di Hamas, la civil defence unit. Anche se fose stata solo un’attività di facciata per nascondere la loro militanza tra le fila dei terroristi salafiti, resta il fatto che gli occhiuti miliziani di Hamas, soprattutto nel microcosmo di Gaza, non potevano non sapere. Il processo dovrebbe concludersi il 14 maggio.

Nel frattempo gli amici di Vik si ritroveranno in questi giorni in 21 città italiane e a Ramallah in Cisgiordania per ricordarlo.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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