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La decisione del Tribunale del Riesame sull'operazione "Giano bifronte"
di AMDuemila
Il Tribunale del riesame di Palermo ha confermato le misure cautelari nei confronti di tre degli indagati dell'inchiesta "Giano bifronte", sulla Corruzione nelle speculazioni edilizie al Comune di Palermo. Rimarranno agli arresti domiciliari l'ingegnere Mario Li Castri, ex dirigente dell'amministrazione guidata da Leoluca Orlando, il consigliere comunale di Italia viva Sandro Terrani e il costruttore Giovanni Lupo, titolare della impresa Biocasa. Addirittura il collegio, presieduto da Stefania Brambille, ha aggravato la posizione nei confronti di Terrani e Lupo, riconoscendo la Corruzione "propria", cioè per un atto contrario ai doveri d'ufficio e non quella "impropria", contestata nell'ordinanza firmata dal gip. Il primo giudice si era cioè convinto che l'esponente politico si fosse comportato in maniera conforme ai doveri d'ufficio e che avesse ricevuto una sorta di regalo, consistito nell'affidamento di un incarico lavorativo a una sua cara amica. Diversamente il tribunale ha ritenuto che la calendarizzazione delle delibere per l'esecuzione dei programmi costruttivi che stavano a cuore alla cricca non rientrasse fra le competenze di Terrani.
Nei giorni scorsi lo stesso tribunale del riesame aveva rigettato anche il ricorso di un altro indagato, l'altro consigliere comunale Giovanni Lo Cascio, già capogruppo del PD e presidente della commissione urbanistica, che si è dimesso dopo l'arresto.

Foto © Imagoeconomica