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Roma. Erano usciti 'sconfitti' dal voto 2018 per la nuova consiliatura, ma ora le toghe progressiste di Area e quelle di Autonomia&Indipendenza - il gruppo che ha come leader Piercamillo Davigo - hanno la maggioranza nel plenum del Csm con 5 consiglieri a testa. Le elezioni suppletive - quelle di ottobre prima, e quelle concluse oggi - hanno dunque 'rovesciato' gli equilibri iniziali a Palazzo dei Marescialli: Unicost e Magistratura Indipendente che, nel settembre 2018, ad avvio consiliatura, contavano 5 togati ciascuno, oggi hanno solo 3 rappresentanti. Pesano infatti le dimissioni (quelle di Spina e Morlini di Unicost, e di Cartoni, Lepre e Criscuoli di MI) conseguenti alla pubblicazione delle conversazioni intercettate con il 'Trojan' inoculato nel cellulare del pm di Roma (oggi sospeso) Luca Palamara, indagato per corruzione dai pm di Perugia. Uno scandalo, definito da alcuni giornali come 'mercato delle nomine', che ha portato 5 togati a lasciare Palazzo dei Marescialli, e che ha avuto come conseguenza anche il pensionamento anticipato dall'ex pg di Cassazione Riccardo Fuzio, a cui a novembre e' succeduto Giovanni Salvi. Mentre MI, la corrente 'moderata' delle toghe, ha recuperato un seggio in plenum con l'elezione a ottobre di Antonio D'Amato, i 'centristi' di Unicost non sono riusciti, con le due tornate suppletive, a far aumentare i numeri del gruppo. Avanza quindi Area con l'entrata al Csm di Elisabetta Chinaglia, fino ad oggi presidente di sezione del tribunale di Asti, che raggiunge per numero di seggi i togati di A&I, i quali, inizialmente, erano soltanto due - oltre a Davigo, Sebastiano Ardita - e ora sono 5 dopo l'elezione di Nino Di Matteo e il subentro a due dimissionari di Ilaria Pepe e Giuseppe Marra, i quali alle elezioni dell'estate 2018 erano risultati 'non eletti'. Prima della pausa natalizia dei lavori, dunque, il plenum del Csm - che oggi eguaglia il record del 2006 con 6 donne togate - tornera' a riunirsi al completo, come piu' volte auspicato in questi mesi dal vicepresidente David Ermini: tra gli affari piu' delicati su cui il Consiglio e' chiamato a decidere, la nomina del successore di Giuseppe Pignatone alla guida della procura di Roma, incarico direttivo che era stato al centro della 'bufera' emersa dall'inchiesta perugina.

AGI