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toghe giudici c imagoeconomicaCamere e pasti per scrivere sentenza, fascicoli tra gli affreschi
Reggio Emilia. Dopo 195 udienze, vanno in camera di consiglio i giudici del processo di 'ndrangheta più grande che si sia mai celebrato al nord contro le infiltrazioni mafiose: 148 gli imputati di 'Aemilia', per cui la Dda ha chiesto pene complessive fino a mille anni e accuse che ruotano attorno ai legami con il clan 'ndranghetista di Cutro (Crotone), capeggiato dal boss Nicolino Grande Aracri, già giudicato in abbreviato.
Da oggi i tre magistrati del collegio, il presidente Francesco Maria Caruso, Cristina Beretti e Andrea Rat, si sono chiusi in isolamento all'interno della questura reggiana, per scrivere la sentenza. Un isolamento da cui non usciranno prima di due settimane. Su loro richiesta e per ragioni di sicurezza, il questore Antonio Sbordone ha messo loro a disposizione tre camere da letto con bagno interno personale. Stanze che, normalmente, sarebbero occupate dal reparto femminile della polizia di Stato e che si trovavano vacanti dall'estate. Per l'occasione sono state ridipinte ed è stato cambiato l'arredamento: le migliorie, a spese del ministero dell'Interno, rimarranno a vantaggio del personale della questura di Reggio.
A pochi passi di distanza delle tre stanze c'è la Sala Palatucci, affrescata in quanto ex chiesa del vecchio convento in cui oggi è ospitata la questura; lì i tre membri del collegio lavoreranno alla stesura della sentenza; in un angolo della sala sono stati allestiti divani e tv; nella prima parte tre scrivanie. Sulle pareti, oltre ai quadri, ci sono anche le centinaia di fascicoli di Aemilia.
I tre giudici, dal pomeriggio, non usciranno mai dalla questura fino al momento in cui verrà letta la sentenza. Anche i pranzi e le cene saranno serviti in una piccola area isolata, all'interno della mensa di via Dante Alighieri. Per qualsiasi necessità o emergenza i tre potranno chiamare solamente il dirigente della Digos locale. La questura reggiana è protetta da videosorveglianza e muri alti oltre cinque metri. Il questore ha comunque disposto, dalle 13, un'ulteriore vigilanza esterna della questura 24 ore su 24.
Il processo Aemilia è l'esito di un'indagine che ha scosso un intero territorio, messo di fronte al radicamento della criminalità calabrese in Emilia, come emerso anche dalle sentenze dell'abbreviato che hanno già giudicato in primo e in secondo grado molti dei capi dell'organizzazione. Tra i 148 che hanno scelto il rito ordinario c'è anche Vincenzo Iaquinta, ex calciatore campione del mondo, accusato di reati relativi alle armi, con l'aggravante mafiosa.

ANSA

Foto © Imagoeconomica

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