Terminato Reggio Emilia il processo per la frode fiscale da 130 milioni di euro. Condanne per gli altri imputati ferraresi Elena Pozzati (3 anni) e Massimiliano Paletta (4 anni)
Si è concluso con otto condanne il processo per la maxi frode dell’acciaio, nato da un’indagine della Gdf nel 2006-2007 che portò a scoprire una gigantesca evasione fiscale da 130 milioni di euro realizzata creando un’associazione a delinquere che utilizzava un giro di acciaio e società cartiere tra aziende e mediatori di metallo di Ferrara e Reggio Emilia, oltre a San Marino e Panama. L’indagine portò all’arresto di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo e boss di Cosa Nostra, don Vito Ciancimino.
Il procedimento - che vedeva indagate oltre trenta persone - era stato inizialmente incardinato a Ferrara, il cui tribunale si è però dichiarato incompetente, trasferendo tutte le carte a Reggio Emilia, dove aveva sede la società considerata al centro di tutto.
Tra le otto condanne complessive, ci sono quelle che riguardano i ferraresi a processo - Elena Pozzati (3 anni di reclusione) e Massimiliano Paletta (4 anni) - nonché quelle per quelli che erano considerati i vertici dell’organizzazione: Ciancimino, condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione e Patrizia Gianferrari, stangata con 6 anni e 8 mesi di reclusione (il pm aveva chiesto rispettivamente 7 e 11 anni di carcere).
Non luogo a procedere invece per l’altro ferrarese coinvolto, l’industriale Sauro Ravani della Ravani Acciai, difeso dall’avvocato Alberto Bova: il pm aveva chiesto per lui 5 anni di reclusione, ma i giudici, dopo aver riqualificato il capo d’imputazione, hanno escluso che fu promotore dell’associazione a delinquere, dichiarato il reato estinto per prescrizione, senza procedere a una valutazione nel merito.
La decisione è arrivata nella tarda serata di venerdì 15 giugno, dopo circa sette ore di camera di consiglio.
estense.com
Foto © Ansa
Maxi truffa dell’acciaio. Condannato Ciancimino, prescrizione per l’industriale Ravani
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