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milanoMilano. Il carcere di Parma dovrà trasmettere al Tribunale di Milano "con la massima sollecitudine", oltre alle cartelle cliniche, anche una "breve relazione sanitaria" sulle condizioni "di salute" di Totò Riina "soprattutto con riferimento" alla sua "capacità di stare in giudizio". Lo ha deciso oggi il collegio della sesta sezione penale, presieduto da Raffaele Martorelli, accogliendo un'istanza dei legali del boss di Cosa Nostra, gli avvocati Luca Cianferoni e Mirko Perlino. L' acquisizione delle cartelle e della relazione servirà ai giudici per decidere se disporre o meno una perizia sulla capacità del 'capo dei capi' di essere imputato nel processo che lo vede accusato di minacce nei confronti del direttore del carcere di Opera, Giacinto Siciliano. I giudici, infatti, scioglieranno la riserva su questa seconda istanza dei difensori nella prossima udienza fissata per l'11 luglio. Il pm Bruna Albertini, invece, si è opposta sia all' acquisizione delle cartelle cliniche che alla perizia sulla capacità processuale.
I legali di Riina (Perlino in aula a Milano e Cianferoni nel carcere di Parma da dove il boss era collegato in videoconferenza), in prima battuta, infatti, hanno chiesto ai giudici di acquisire le cartelle cliniche, facendo notare che "sia al nostro assistito che a noi legali vengono negate". Cartelle che, invece, alla difesa servirebbero per poter nominare un proprio consulente per le valutazioni delle condizioni fisiche del boss. Per i giudici, come spiegato nell'ordinanza, a questo punto "appare opportuno acquisire la cartella clinica dell'imputato, accompagnata da una breve relazione sanitaria relativamente alle condizioni di salute dello stesso con riferimento alle condizioni che legittimano la sua capacità di essere presente nel processo". La casa di reclusione di Parma, dunque, dovrà "trasmettere con la massima sollecitudine la cartella clinica accompagnata dalla relazione sanitaria in ordine alla condizione di salute" di Riina "anche e soprattutto con riferimento alla capacità di stare in giudizio". Riina nel processo milanese è accusato di minacce aggravate nei confronti del direttore del carcere di Opera Siciliano sulla base di alcune intercettazioni ambientali effettuate quattro anni fa nella casa di reclusione milanese dove era detenuto il boss. Dalle captazioni, disposte dalla Dia di Palermo nel 2013 mentre il 'capo dei capi' parlava, durante l'ora d'aria, col capomafia della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso, erano emersi anche presunti propositi di attentato nei confronti del pm di Palermo Nino Di Matteo. Oggi avrebbe dovuto testimoniare Siciliano, parte civile nel processo, ma il procedimento è stato sospeso dopo l'istanza dei difensori e la decisione dei giudici.

ANSA

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