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ingroia antonio“Sto scrivendo un romanzo, certe cose vanno raccontate"
di AMDuemila
"Sono abbastanza sbalordito dal fatto che, di fronte a tante disfunzioni del pianeta giustizia in varie parti d'Italia di cui mi sto rendendo conto soprattutto adesso che faccio l'avvocato, che al ministero della Giustizia, a distanza di anni, ci si preoccupi ancora delle intercettazioni tra Napolitano e Mancino. Arrivando persino a spendere soldi dell'erario per pagare un perito tecnico, non fidandosi dei magistrati che più volte hanno chiarito che quelle intercettazioni sono state distrutte". A dichiararlo è l'ex pm Antonio Ingroia in riferimento alle verifiche disposte dal ministero a Palermo sull'eventuale presenza di tracce nei server delle intercettazioni casuali nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. La notizia, pubblicata dal Corriere della Sera, si riferisce ad accertamenti svolti dall'Ispettorato del ministero della Giustizia con richieste ripetute di chiarimenti ai pm titolari dell'inchiesta sulla trattativa e verifiche tecniche. "Sto già lavorando a un'opera letteraria, un romanzo in cui racconterò delle cose” ha poi annunciato. E alla domanda se rivelerà i contenuti delle intercettazioni, poi distrutte dai magistrati, ha replicato: "Ci sono delle cose che vanno raccontate".
Scopo dell'approfondimento, si legge nel quotidiano, è verificare che non ci fossero ulteriori registrazioni o copie in circolazione. La procura di Palermo aveva risposto ai primi quesiti, ma a fine marzo ci sono state altre richieste: una verifica sul server che registra le telefonate in stallato presso gli uffici giudiziari palermitani per appurare se potevano trovarsi tracce di eventuali duplicazioni, e relazioni da parte dei pm titolari del fascicolo sulle modalità di ascolto delle conversazioni poi distrutte e sull'eventuale presenza di copie in carta o informatiche.
Gli accertamenti sono partiti su input del capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Giovanni Melillo, a seguito di un'intervista in cui l'ex pm Antonio Ingroia, nell'autunno del 2012, ipotizzò di rendere noti i colloqui tra Napolitano e Mancino. Quelle intercettazioni non erano mai state trascritte per ordine degli stessi pm che le ascoltarono e le giudicarono irrilevanti ai fini dell'inchieste e vennero in seguito distrutte dopo il conflitto sollevato dall'allora presidente della Repubblica davanti alla Consulta.

Fonte ANSA

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