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Non v’è dubbio. De Gennaro, l’uomo di Stato, è preciso e puntuale al processo trattativa Stato-Mafia.
Il 1° Aprile del 1993, il giorno della riunione dei capi di “cosa nostra” a Santa Flavia, riunione che darà il via alla fase deliberativa per le stragi del 1993, il poliziotto per antonomasia prende posto sulla ambita sedia della DIA e da quel momento sa quasi tutto su quella tragica vicenda che ci riguarda.
Sa tutto o quasi, ma nulla ha potuto fare affinchè i nostri figli non morissero in via dei Georgofili. Anche se, e lo precisa bene quasi con rammarico, subito dopo l’attentato al Giudice Borsellino lui fu uno di quei funzionari di Stato che chiesero l’arresto cautelare di ben 26 soggetti mafiosi pericolosissimi visto come stavano andando le cose.
Per gli arresti preventivi “non se ne fece nulla”, e arrivarono le stragi del 1993 e c’è da pensare che chi di dovere un gesto, almeno di stizza, lo deve aver fatto.
L’Ufficio relativo a De Gennaro chiese l’arresto preventivo alla Direzione Nazionale Antimafia di allora.
Non v’è dubbio che la nostra domanda è sempre insistente e la stessa: a quando il rinvio a giudizio degli “Autori” concorrenti con “cosa nostra” nelle stragi del 1993.
In via dei Georgofili sono stati usati 277 chili di tritolo del più sofisticato per alzare la posta in gioco, attaccando e minacciando che se lo Stato non avesse abolito il 41 bis avrebbero continuato ad uccidere così come hanno ucciso Caterina, Nadia, Dario, Angela e Fabrizio. 
Insomma, in buona sostanza, i 130 mafiosi passati da 41 bis a carcere normale il 15 Maggio 1993 dopo la strage di Via Fauro a Roma, 130 camorristi di nessuno spessore, sono risultati agli occhi della mafia una presa in giro e così si sono rifatti con noi.
ATTACCO, oggi a 22 anni di distanza, messo in atto verso di noi che piaccia o no, visto come sono andate le cose.


Giovanna Maggiani Chelli
Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili
   

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