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manca attilio web00di Elisabetta Raffa
È un uomo tenace il PM di Viterbo Renzo Petroselli. Durante l’ultima udienza del processo per l’omicidio dell’urologo barcellonese Attilio Manca ha chiesto per la quarta volta l’archiviazione del caso ed il proscioglimento dei 5 indagati barcellonesi Ugo Manca (cugino della vittima, è tecnico radiologo presso l’ASP 5 di Messina e per lui era stata chiesta una condanna a 10 anni nell’ambito del processo Mare Nostrum, dal quale però uscì prosciolto perché i pentiti che lo accusavano sono stati ritenuti poco attendibili), Salvatore Fugazzotto, Renzo Mondello, Angelo Porcino (mafioso 55 enne con una fedina penale di tutto rispetto) e Andrea Pirri.

E per la quarta volta l’avvocato della famiglia Manca, Fabio Repici, ha presentato opposizione. Questa volta però, Repici ha chiesto e ottenuto che si allegassero agli atti diversi documenti. A partire dal video della conferenza stampa del Procuratore Capo di Viterbo Alberto Pazienti e del PM Petroselli del giugno scorso, durante la quale i magistrati hanno ribadito la tesi della morte per overdose dimenticando un paio di cosette fondamentali, come il fatto che Attilio Manca era mancino e che mai e poi mai avrebbe potuto iniettarsi non una ma due dosi di eroina mista ad altri farmaci nel braccio sinistro.

Ma delle palesi incongruità di questa vicenda parleremo più avanti. Per il momento, è bene ricordare che questa tesi ha suscitato perplessità anche in un magistrato competente come Clementina Forleo, che su facebook ha chiesto chiaramente come mai sia stata esclusa la pista mafiosa.

Repici ha richiesto anche che si mettesse agli atti l’intervista che Ugo Manca ha rilasciato alla trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha visto” e quella del professor Renzoni, primario del Policlinico Gemelli di Roma dove Attilio Manca si è specializzato. Messa agli atti la sentenza di condanna per falsa testimonianza nel processo per omicidio del giornalista Beppe Alfano di Lelio Coppolino, che è l’unico ad affermare che Attilio Manca fosse un drogato, e due verbali dei Nuclei investigativi Antimafia dei carabinieri. Il primo riguarda Vittorio Coppolino, il padre di Lelio amico di Angeli Porcino e del secondo un incontro tra quest’ultimo, Merlino condannato all’ergastolo per l’omicidio Alfano e Ugo Manca presso l’azienda Salamita di Barcellona.

L’avvocato dei Manca ha ottenuto anche l’acquisizione dell’e-mail anonima a “Chi l’ha visto” mentre si parlava dell’omicidio dell’urologo barcellonese nella quale c’è scritto che Ugo Manca è coinvolto nella morte del coinquilino di Attilio Manca, Gennaro Scetta, deceduto alcuni anni prima dell’amico in un incidente di motorino. Secondo l’anonimo, la causa della morte del giovane sarebbe riconducibile ad un litigio dello stesso con Ugo Manca, che avrebbe detto che si sarebbe vendicato.

Adesso dovrà essere il GUP a decidere come procede e gli scenari possibili sono tre: Rinvio a giudizio degli imputati, proscioglimento o supplemento di indagine. E visto che prima di pronunciarsi sulla terza richiesta di archiviazione c’è stato un anno e mezzo, non è escluso che prima di conoscere la decisione del giudice la famiglia Manca dovrà aspettare un bel po’. Nel frattempo, è bene ricordare chi era l’urologo barcellonese.

Attilio Manca, ufficialmente morto per overdose, in realtà fu ucciso tra l’11 e il 12 febbraio 2004 perché aveva operato Provenzano a Marsiglia durante la latitanza di quest’ultimo nell’ottobre del 2003.

Invece la procura di Viterbo, dove Manca lavorava e dove è stato assassinato, insiste nella richiesta di prosciogliere i cinque barcellonesi coinvolti e fino ad oggi ha rinviato a giudizio solo la romana Monica Mileti con l’accusa di cessione di sostanze stupefacenti.

“Basta guardare il video della conferenza stampa per rendersi conto delle evidenti contraddizioni in cui incorrono i magistrati di Viterbo -spiega Gianluca Manca, il fratello di Attilio. La più assurda? All’inizio si buttano sulla pista della morte per droga, poi (e siamo a metà del video) ammettono il coinvolgimento della mafia ma con un risolino di sottofondo ed infine, la grande rivelazione: forse Attilio è stato ucciso da altre persone. Insomma, una grande confusione. In 46 minuti di conferenza stampa non una parola sul fatto che mio fratello operò Provenzano a Marsiglia (come proverebbero i tabulati telefonici se non fossero stati fatti sparire) e che per ammissione di un pentito lo stesso Provenzano durante la sua latitanza soggiornò nell’Alto Lazio”.

Secondo la magistratura viterbese quindi, un urologo in piena ascesa professionale, uno dei pochissimi in Italia ad eseguire all’epoca in cui morì operazioni in laparoscopia e che passava le giornate in sala operatoria, all’improvviso decide di diventare eroinomane e di iniettarsi ben due dosi di stupefacenti, oltre ad assumere quantità notevoli di alcol e di altri medicinali.

Una versione questa mai accettata dalla famiglia Manca, che dal 2004 anni si batte senza sosta per ottenere la verità.

Una verità negata con tutti i mezzi possibili per far credere che un mancino sia capace di iniettarsi due dosi di eroina nel braccio sinistro e che subito prima di atterrare su un telecomando, che secondo gli inquirenti è la causa della deviazione del setto nasale e delle tumefazioni sul volto che lo hanno reso irriconoscibile (anche questo aspetto è stato negato in conferenza stampa).

Sempre secondo la Procura di Viterbo è plausibile che subito dopo essersi iniettato le due dosi di eroina Attilio Manca pulirà entrambe le siringhe, inserirà il cappuccio per evitare di pungersi (precauzione questa adottata da qualsiasi tossico) e le getterà nel cestino dei rifiuti. Per lo stesso motivo, sempre prima atterrare sul telecomando, l’urologo avrebbe cancellato tutte le impronte presenti in casa, tranne alcune sue e di suo cugino Ugo Manca, che saranno poi ritrovate due mesi dopo. Perché per i magistrati di Viterbo Attilio Manca, che prima di morire per overdose ha sistemato tutto, per due mesi avrebbe invece accuratamente evitato di pulire il bagno.

Un parente che tutti vorrebbero avere Ugo Manca. Che quando fu informato della morte del cugino (da subito si tentò di farlo passare per suicidio, ma gli esecutori materiali del delitto hanno commesso tanti e tali errori grossolani, che se esistesse una scuola per aspiranti mafiosi avrebbero ripetuto la prima elementare almeno tre volte) si precipitò a Viterbo, dove arrivò ancora prima dei genitori e del fratello dell’urologo e che, almeno stando a quanto sostiene, più volte andò in Procura per chiederne il corpo.

Fatto questo sempre smentito dalla famiglia Manca, che da sempre si battono perché venga alla luce la versione più logica: Attilio Manca non è stato ucciso da Provenzano, che anzi avrebbe avuto tutto l’interesse a continuare a farsi curare dal chirurgo che lo aveva operato, ma da chi a Barcellona teneva le fila dei rapporti tra la mafia e la cupola massonico-affaristica del centro tirrenico. Una cupola che si pensava intoccabile e che invece, come dimostra l’arresto dell’avvocato Saro Cattafi, indicato dagli inquirenti  come il capo mafia della zona, inizia a mostrare le prime crepe.

Tratto da: messina.sicilians.it

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