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di AMDuemila
L'abbonamento ai quotidiani non può essere negato al boss mafioso al 41 bis, perché il diritto ad essere informati è parte integrante e condizione per una libera manifestazione del pensiero garantito dalla Costituzione. Ma il limite resta quello della cronaca locale, che può essere fonte di notizie che possono essere diffuse tra i detenuti sottoposti al regime speciale. E’ così che si è espressa la Suprema Corte di Cassazione (sentenza 21803) nell’accogliere il ricorso del boss Salvatore Madonia classe '56, figlio di Francesco, storico capo mafia condannato all'ergastolo nel processo "Borsellino-ter". Il ricorso accolto dalla Cassazione è l'ennesimo ricorso di Salvatore in carcere dal '91, ha riportato Il Sole 24 Ore. Un precedente, relativamente recente, riguarda il presunto diritto violato alla corrispondenza: ricorso respinto dalla Suprema corte. L'ultima censura è invece passata. Il diritto può comunque essere negato, come avvenuto nel caso del boss di Cosa Nostra Giuseppe Falsone (sentenze 21942 e 21943) che aveva fatto ricorso perché non gli era stato consegnato un quotidiano. Per la Cassazione un no giustificato dal contenuto di alcune pagine, con articoli relativi ad un'operazione anti ‘Ndrangheta a Milano. Notizie che potevano essere di interesse per altri detenuti nello stesso carcere di massima sicurezza. Ancora un ricorso di Falsone era stato respinto, sempre per rivendicare la consegna di un giornale, questa volta con servizi che riguardavano un testimone di giustizia impegnato contro il "clan dei Casalesi", ed alcuni esponenti della consorteria erano nello stesso carcere del ricorrente. La Suprema Corte ha sottolineato che le maglie strette sono consentite quando sono in gioco l'ordine e la sicurezza pubblica. Niente giornali, neppure nazionali dunque, quando possono essere fonte di aggiornamento sulle dinamiche criminali sul territorio e uno strumento per verificare che siano stati eseguiti gli ordini fatti arrivare all'esterno.

Foto © Imagoeconomica

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