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di AMDuemila
Sono stati confiscati dalla Guardia di Finanza di Prato beni per 38,6 milioni di euro nei confronti dei presunti esponenti di un gruppo criminale legato alla famiglia mafiosa di Corso dei Mille a Palermo capeggiata da Pietro Tagliavia, che avrebbero riciclato denaro frutto delle attività illecite di Cosa Nostra utilizzando una galassia di imprese con sedi in tutta Italia, aventi per oggetto sociale il commercio dei pallets, le pedane in legno usate per il trasporto di materiali. I sequestri, disposti dal tribunale di Firenze per equivalente del profitto conseguito col riciclaggio, rappresentano la seconda parte dell'inchiesta 'Golden Wood', che lo scorso febbraio aveva portato all'arresto di 12 persone. Secondo quanto spiegato dalle Fiamme Gialle, i sigilli sono scattati per 9 immobili, tra cui una villa di lusso sulla riviera romagnola, una villetta sulla costa palermitana, due appartamenti sulla riviera ligure di Ponente, due terreni agricoli nel palermitano e un immobile a Prato, sede di un bar. Sequestrati anche 8 autoveicoli, una moto, 22 rapporti finanziari per un valore di 1,2 milioni di euro, 200 mila euro in contanti e quattro imprese del settore del commercio all'ingrosso di imballaggi. In base alle indagini, coordinate dalla Dda di Firenze, il sodalizio riciclava proventi degli affari criminali della famiglia mafiosa di Corso dei Mille di Palermo, capeggiata da Pietro Tagliavia, condannato con sentenza irrevocabile per il reato di associazione mafiosa e figlio di Francesco Tagliavia, condannato all'ergastolo per le stragi di via d'Amelio a Palermo e via dei Georgofili a Firenze. Alle 12 persone arrestate a febbraio, e agli oltre 60 indagati, è stata contestata, a vario titolo, l'associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di riciclaggio, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti d'identità, sostituzione di persona. Con l'aggravante dell'agevolazione dell'attività di un'organizzazione mafiosa.

Foto © Imagoeconomica

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