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di Martina Mazzeo*
Era il 1992 e dopo le stragi mafiose di Capaci e via d’Amelio i balconi di Palermo si riempirono di lenzuoli bianchi per dire no alla mafia.

Ciò che da quel momento è diventato un simbolo per il movimento antimafia sebbene la storia della sua genesi sia stata sempre meno raccontata, 27 anni dopo le stragi, torna a rivivere nella sua dimensione storica e simbolica grazie alla società civile: “vogliamo realizzare un gigantesco lenzuolo, largo 5-6 metri e lungo 180, da portare con noi in piazza per la manifestazione del 21 marzo a Palermo – ha raccontato ieri la referente di Libera Milano Lucilla Andreucci durante l’assemblea di lancio della campagna ‘Lenzuoliamo Palermo’ nel bene confiscato in via Curtatone a Milano – Come? Cucendo insieme 1011 lenzuoli da un metro, tanti quanti sono i nomi delle vittime innocenti delle mafie censite sinora. Non ci saranno ‘doppioni’ né solo i nomi delle vittime più note perché dobbiamo ricordarle tutte. E a scrivere i nomi sarete voi. Una follia forse ma abbiamo un debito di memoria nei loro confronti”, ha spiegato Andreucci.

Scuole, associazioni, famiglie, istituzioni: questi i ‘voi’ ai quali si rivolge Libera per promuovere questa nuova campagna di memoria ‘Lenzuoliamo Palermo. Un nome da non dimenticare. Un lenzuolo da portare’, lanciata in vista della XXV giornata della memoria e dell’impegno che si terrà, appunto, a Palermo: “Libera – fanno sapere dall’associazione – per i suoi 25 anni ha scelto Palermo per celebrare il 21 marzo 2020. Quella Palermo che fu presa d’assalto dalla violenza mafiosa ma che non si è arresa. Quella Palermo che ha saputo ribellarsi e scendere in piazza e che era l’Italia tutta con i suoi lenzuoli bianchi appesi alle finestre”.

“Vogliamo incoraggiare tutti ad adottare una vittima innocente di mafia – spiega a diregiovani.it Gianmarco Crescentini di Libera Milano – scegliendo una storia in sintonia con la propria identità di gruppo, di persona o di territorio. Ad esempio, domenica scorsa abbiamo realizzato 8 lenzuoli per ricordare alcune delle vittime delle stragi avvenute a Foggia lo scorso agosto. Erano ragazzi di origine straniera sfruttati dai caporali per la raccolta di pomodori. Abbiamo scelto proprio queste storie, le ultime censite da Libera, perché ci trovavamo nel bene confiscato di casa Chiaravalle a Milano, una struttura che accoglie famiglie italiane e straniere in difficoltà socio-economica – racconta Crescentini, che poi precisa – il lenzuolo può essere ritirato presso la nostra sede di Milano. Ognuno può decorarlo come vuole, con frasi, disegni, parole, citazioni, purché al centro e ben visibile ci sia il nome della vittima che si vuole ricordare. Ma soprattutto, ed è quello che stiamo dicendo specialmente alle scuole, per noi è importante che la decorazione del lenzuolo sia preceduta da un lavoro di studio della storia della vittima. Solo se la facciamo nostra e impariamo a trasmetterla stiamo onorando davvero la sua memoria. E’ ben accetto ogni contributo – conclude Crescentini – anche quello di aziende che ci aiutino a trovare lenzuola o a cucirle insieme”.

Le stragi del 23 maggio e del 19 luglio 1992, nelle quali vengono uccisi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, rappresentano l’apice della violenza espressa dai Corleonesi di Totò Riina. L’indignazione, la rabbia, lo smarrimento scuotono la Sicilia e l’Italia intera. Si apre così una nuova fase del movimento antimafia, che sempre più si allarga e coinvolge forze nuove e soprattutto giovani.

L’immagine di Falcone e Borsellino, in quella famosa foto di Tony Gentile che li ritrae complici e sorridenti, ne diventa il simbolo unificante. In Sicilia tornano quindi a riempirsi le piazze dopo una parentesi di riflusso durata qualche anno. Palermo, percepita da tutto il mondo ‘capitale della mafia e dell’antimafia’, è il cuore pulsante dell’Italia, la punta più avanzata della rivolta civile e morale contro Cosa nostra.

‘La nuova Resistenza’ – espressione coniata all’indomani della strage del luglio ’92 – dà il senso di un’epoca, ad indicare la voglia di liberazione dei palermitani dalla tirannia mafiosa. ‘Resistenza’ è anche la parola più esclamata, con ferocia incontenibile, dai cittadini che partecipano ai funerali pubblici degli agenti della scorta di Borsellino. In reazione alla strage di via d’Amelio, inoltre, nascono nuovi soggetti che sperimentano forme inedite di protesta e vanno ad aggiungersi al movimento spontaneo dei lenzuoli bianchi, intanto organizzatosi nel ‘comitato dei lenzuoli’. Le donne del digiuno di piazza Castelnuovo a Palermo ne sono un esempio. È una presa di coscienza collettiva.

“La protesta era rivolta contro tutti quelli che ritenevamo responsabili della mancata protezione di Borsellino e di cui chiedevamo le dimissioni – ha ricordato l’attivista oggi professoressa in pensione, Piera Fallucca, intervistata nell’ambito di una ricerca sulla storia dell’educazione alla legalità in Sicilia condotta dall’università di Milano – Siamo rimaste lì un mese di fila, facendo la staffetta per darci il cambio. La nostra elaborazione metteva insieme il corpo, il cibo, la vita, la morte. Ci organizzavamo raccogliendo firme, pensieri, facendo dibattiti. Dal mese successivo al primo abbiamo ripetuto il digiuno ogni 30 giorni dal 19 al 23. È stata una esperienza molto intensa. Questa esperienza nasce insieme col comitato dei lenzuoli fondato da un’altra donna, Marta Cimino, Società Civile e il cartello di associazioni Palermo Anno Uno. La città in quel periodo scopre di dover agire in prima persona, senza delega, con il proprio corpo, la propria faccia, con il proprio lenzuolo nei luoghi di lavoro”.

Per maggiori informazioni e per sostenere la campagna è possibile consultare la pagina facebook

liberainformazione.org

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