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Profondamente colpiti dalla personalità dirompente della Dottoressa Fiammetta Borsellino, abbiamo seguito la trasmissione “Che tempo che fa” andata in onda domenica scorsa sulla Rai 1.
La dottoressa Borsellino è nelle nostre attenzioni perché suo padre il giudice Borsellino è stato ucciso, come i nostri parenti, dal gruppo di fuoco di Leoluca Bagarella. Malgrado la sentenza di Cassazione del 6 maggio 2002, le morti dei due giudici, Falcone e Borsellino, vengono attribuite, giornalisticamente parlando, come appartenenti ad un’unica strategia stragista.
La trattativa Stato-Mafia, è ormai conclamato, è stata la condanna a morte dei nostri parenti più cari. Saranno i processi a stabilire le intenzioni e le vendette della mafia verso i giudici di Palermo; ma nel frattempo siamo meravigliati che nelle Rai di Stato si sposino tesi che sconvolgono la realtà dei processi come quelli di Firenze, e come quello a Francesco Tagliavia, i quali sanciscono che trattativa ci fu.
Gli appalti, gestiti dal Ministro dei lavori pubblici della mafia, non c’entrano nulla con i massacri del 1993: ormai è prova provata.
Ai microfoni importanti, per i quali paghiamo il canone, hanno parlato giornalisti e figlie di giudici uccisi dalla mafia. Nel 1993 sono state uccise anche persone innocenti normali: per loro non parla nessuno, né familiari delle vittime e neppure i magistrati che da anni si battono per la verità sulle stragi del 1993, ovvero per la trattativa Stato-Mafia. Forse è il caso di fermare una deriva pericolosa in nome di un dolore più che giusto, ma proprio per il senso di giustizia a cui tutti abbiamo diritto è necessario dare spazio e parola anche a quanti in Italia hanno sofferto in quel 1993 o a chi per loro.

Giovanna Maggiani Chelli

Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili

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