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Il fondatore dell'associazione antiracket annuncia dimissioni
Palermo. Nasce un caso attorno all'associazione antiracket "Libero futuro" cancellata dagli elenchi della Prefettura di Palermo perché sarebbe "inaffidabile": avrebbe accolto e sostenuto imprenditori vicini ad ambienti e soggetti discussi. La decisione viene contestata dalla stessa associazione e dal suo fondatore storico, Enrico Colajanni, secondo i quali nessuno degli associati è sospettato di mantenere rapporti trasversali o di essere sottoposto a indagini. I rilievi della Prefettura riguardano soprattutto gli imprenditori Virga, già colpiti da un sequestro di beni. "Libero futuro" sostiene invece che da tempo hanno intrapreso un "percorso di affiancamento allo Stato" fornendo elementi preziosi per le indagini antimafia. Il loro caso sarebbe anzi indicativo di una scelta consapevole e responsabile che per questo è stata, in altri momenti, apprezzata e riconosciuta. "Che messaggio si invia così ad altri imprenditori che ancora questo percorso di denunzia non hanno avuto il coraggio di intraprendere?", sottolinea la nota dell'associazione. Colajanni si dice "amareggiato e preoccupato" per la decisione della Prefettura e annuncia che farà un passo indietro: "Per non creare imbarazzi mi dimetterò con altri 3-4 associati".

ANSA


Mafia: Libero Futuro, ingiusta cancellazione da antiracket
"Imprenditori da noi assistiti parte civile in processo nisseno"
Palermo. "La prefettura di Palermo ha disposto la cancellazione di LiberoFuturo Palermo, associazione storicamente impegnata nell'assistenza di oltre 300 vittime del racket delle estorsioni, dall'elenco prefettizio, poiché l'associazione ha assistito alcuni imprenditori che avrebbero un curriculum non illibato: quegli stessi imprenditori a cui si riferisce la Prefettura sono oggi costituiti parte civile nel celebre processo nisseno contro Silvana Saguto, Rosolino Nasca e Carmelo Provenzano; sono stati encomiati da illustri esponenti dell'Arma dei Carabinieri e dalla Procura locale e che li hanno riconosciuti in linea con le istituzioni (e meritevoli di risarcimenti danno e provvisionali a carico dei mafiosi) per l'apporto ricevuto nei processi pendenti in termini di piena ed incondizionata testimonianza contro i criminali, mentre la Prefettura emetteva inspiegabilmente a carico degli stessi imprenditori interdittive antimafia ostative". Lo scrive in una nota l'associazione antiracket Libero Futuro. "Parliamo di imprenditori - quelli ritenuti controindicati e motivo di esclusione dell'associazione Antircaket dall'albo - che peraltro non sono mai stati attinti da nessun provvedimento, né sono mai stati condannati o persino indagati ed ancor meno per reati di mafia. Quali gli strumenti a disposizione (e quindi le colpe) di un'associazione - prosegue la nota - che ha accompagnato alla denunzia centinaia di imprenditori estorti e tra questi anche alcuni ritenuti da autorevoli rappresentanti delle istituzioni vittime di cosa nostra? Può lo Stato - nella sua espressione ministeriale-prefettizia - ignorare la collaborazione di questi imprenditori con le forze dell'ordine e le procure, che ha fatto arrestare numerosi mafiosi e che oggi sono costituiti anche costituiti parte civile nel celebre processo nisseno? Oppure, oggi 'per contaminazione' dovrebbe ritenersi 'inaffidabile' l'intero apparato entro il quale si sarebbero verificate le condotte di reato contestate alla Saguto e all'allora prefetto di Palermo Francesca Cannizzo?". Libero Futuro non si ferma qui, continueremo - conclude la nota - perché lo dobbiamo al coraggio e alla fiducia che tante vittime del racket hanno riposto in noi e nella nostra azione".

ANSA