Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

caruana galizia daphne inuscitaLa giornalista e blogger maltese uccisa sei mesi fa. Ma lo scempio del suo corpo nell'autobomba non ha soffocato il lavoro che aveva cominciato. Gli inviati di 18 diverse testate internazionali (di cui Repubblica è l'unica italiana) hanno portato avanti il "Daphne Project", hanno riannodato i fili che l'esplosione del 16 ottobre 2017 doveva interrompere e a giorni i loro reportage saranno pubblicati in contemporanea
di Giuliano Foschini
Esattamente sei mesi fa, il 16 ottobre 2017, chi ordinava ed eseguiva l'omicidio della giornalista investigativa maltese Daphne Caruana Galizia spezzava una vita e spegneva una voce. Ma il boato e il fuoco dell'autobomba che quel giorno fecero scempio del suo corpo non sono riusciti, né riusciranno a soffocare il lavoro che Daphne aveva cominciato. A impedire che venga percorsa fino in fondo la strada della ricerca della verità, del giornalismo civile, che, in solitudine, Daphne aveva affrontato per anni, illuminando i legami opachi tra la Politica e la Finanza nera che hanno fatto di Malta lo snodo cruciale del riciclaggio nel cuore dell'Unione Europea. La cassaforte discreta e a prova di scasso del denaro frutto della corruzione domestica e internazionale. L'hub dei trasferimenti di denaro da e per le principali piazze off-shore del mondo. La porta di accesso allo spazio comune di sceicchi, satrapi e oligarchi sufficientemente liquidi da comprare una seconda cittadinanza (quella europea, appunto): nel Golfo, nella vicina Asia, nella Russia di Vladimir Putin.
Accade infatti che il testimone caduto con Daphne, le sue "storie", siano state raccolte da 45 giornalisti di 18 diverse testate internazionali (stampa, on-line, radio, tv) che, per cinque mesi, con un lavoro di inchiesta collettivo, protetto da un segreto ermetico che oggi può finalmente cadere e coordinato dalla francese "Forbidden stories" (organizzazione giornalistica nonprofit impegnata a portare avanti il lavoro interrotto di giornalisti assassinati o ridotti al silenzio in qualche carcere), abbiano portato avanti quello che l'esplosione del 16 ottobre 2017 doveva interrompere.
Uno sforzo comune che si è dato il nome di "Daphne Project" (#daphneproject), Progetto Daphne, e di cui Repubblica, unico quotidiano italiano, fa parte. Insieme al New York Times, alle testate inglesi The Guardian e Reuters, alle tedesche Süddeutsche Zeitung, Die Zeit, NDR (Norddeutscher Rundfunk), WDR (Westdeutscher Rundfunk), alle francesi Forbidden Stories, France 2, Le Monde, Premières Lignes Télévision, Radio France, ai colleghi italiani dell'IRPI (Investigative Reporting Project Italy), all'ungherese Direkt 36, al OCCRP (Organized Crime and Corruption Reporting Project), alla svizzera Tages-Anzeiger, al The Times of Malta.

"The Daphne Project": giornalisti di tutto il mondo continuano le inchieste di Caruana Galizia


Nei prossimi giorni e settimane, il frutto di questa sforzo e collaborazione giornalistica investigativa unica, sarà contemporaneamente pubblicato da tutte e 18 le testate. Ciascuna nella propria autonomia editoriale di scelta e selezione dei contenuti, nonché di mezzo, televisivo, digitale, scritto (Repubblica lo farà con tutti i suoi strumenti multimediali, sulla carta e in uno spazio digitale creato per l'occasione).
Le "storie di Daphne" torneranno dunque a camminare lì dove il lavoro del "Progetto Daphne" è riuscito in questi mesi di lavoro a portarle. Ricominceranno a parlare all'intelligenza, alla comprensione, alla coscienza di un'audience europea, globale, nel senso più pieno del termine. Alle sue Istituzioni, nazionali e comunitarie. E questo, appunto, attingendo alla formidabile mole di informazioni, immagini, dati, documenti che sono stati raccolti dai 45 giornalisti delle 18 testate del "Progetto Daphne" nei cinque mesi appena trascorsi.
Il vuoto lasciato dall'omicidio di Daphne doveva e poteva essere riempito. Perché la storia di Daphne e quello che sta accadendo a Malta è un "caso" europeo, un chiodo piantato nel cuore del continente. Che riguarda ciascuno di noi. Ecco perché Repubblica fa parte e crede nel Progetto Daphne. Ecco perché, alla sua vicenda ha già dedicato in questi mesi uno sforzo giornalistico costante nelle sue cronache, nei suoi approfondimenti e che, venerdì scorso, ha visto la presentazione in anteprima al festival internazionale di giornalismo di Perugia di un docufilm di 52 minuti ("Daphne", che Sky Atlantic e Sky tg24 trasmetteranno il prossimo 22 aprile).

Daphne, l'esecuzione - Il trailer


Già, in gioco, non c'è solo la memoria di una giornalista maltese. C'è quello che, nel dicembre del 2017, quando il Progetto prendeva luce, uno dei figli di Daphne Caruana Galizia, Paul, parlando all'Osce, a Vienna, fotografò con parole che meritano di essere ancora una volta ricordate. "L'impunità di chi minaccia o uccide giornalisti - disse Paul - è un nostro problema. Non loro. Ogni ferita inflitta a un giornalista è una ferita a ciascuno di noi e si trasforma nel tempo in una perdita che siamo in grado di avvertire solo quando è troppo tardi. Ed è questa la strana cosa che accade quando muore un giornalista. Che il senso di perdita collettivo supera quello individuale. I giornalisti perdono le loro vite. Noi che gli sopravviviamo, perdiamo il nostro diritto a sapere, parlare, a imparare. Né l'impunità di chi minaccia e aggredisce i giornalisti è semplicemente un attacco alla libertà di stampa e di espressione. Perché la libera circolazione della conoscenza dei fatti, delle opinioni, crea società più libere e consapevoli. Più ricche e resilienti. Detto altrimenti, società in cui vale la pena vivere".

repubblica.it

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos