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angeli federica c ansaIn aula il racconto della giornalista di Repubblica che il 23 maggio 2013 è stata rinchiusa all’interno di una stanza nello stabilimento balneare Orsa Maggiore
di Francesco Salvatore
Ti sparo in testa”. La giornalista di Repubblica Federica Angeli racconta in aula le minacce subite da Armando Spada all’interno dello stabilimento balneare Orsa Maggiore. Una testimonianza di un’ora nella quale la giornalista ha ripercorso i lunghi attimi del 23 maggio 2013, giorno in cui è stata rinchiusa all’interno di una stanza e minacciata “perché stavo facendo il mio lavoro d’inchiesta”. Non sono mancati momenti di forte emozione, in particolare quando la giornalista ha raccontato della sua vita, e di come è cambiata dal momento in cui le è stata data la scorta, proprio in seguito alle sue denunce: “Il prefetto chiamò il giornale e in poco tempo la mia vita è cambiata. Da quel giorno non ho più la libertà che avevo prima”, ha spiegato. Voce tremolante e occhi lucidi ha proseguito: “Da allora devo viaggiare sempre sotto scorta. Non posso neanche affacciarmi al balcone. Spiegarlo ai bambini è stato difficile. Ho tre figli. È tutto cambiato. Non posso nemmeno portarli a prendere il gelato”.
La giornalista si è soffermata sui minuti in cui è stata chiusa dentro a una stanza, dopo essere andata a chiedere lumi sul perché lo stabilimento Orsa Maggiore fosse stato sottratto con violenza da parte di Spada e dei suoi soci ai precedenti proprietari: “Ero con due operatori con due telecamere. Ho iniziato a fare domande ma quando Spada e il suo socio Cosimo Appeso hanno visto il led rosso della telecamera è iniziato il parapiglia. Ho avuto paura. Loro ci hanno detto di dargli la telecamera ma l’operatore si è rifiutato: “Altrimenti che fate?”, ha detto. Armando Spada a quel punto ha messo la mano a forma di pistola e ha detto: “Altrimenti te sparo in testa”.
Il racconto della vittima è poi proseguito: “Quando pensavo si fosse tutto tranquillizzato Armando Spada mi ha portato in una stanza: ‘Chi ti manda?’ Mi ha chiesto. C’era anche Cosimo Appeso. Io avevo paura che scoppiasse di nuovo. Mi hanno fatto andare via solo quando hanno avuto la certezza che la registrazione era stata cancellata. L’operatore gliel’aveva fatto credere ma non era così”.

roma.repubblica.it

Foto © Ansa

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