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stamile enniodi Michele Cervo
Non è la prima volta che don Ennio Stamile (nella foto), coordinatore regionale di Libera Calabria, subisce atti intimidatori. Alcuni anni fa, persone mai identificate, lasciarono vicino la sacrestia della chiesa una testa di maiale con uno straccio dentro la bocca, segno evidente che il sacerdote era nel mirino della ‘ndrangheta. La sua auto è stata più volte danneggiata, così come la canonica dove viveva. Il capretto morto fatto trovare nella notte di sabato attaccato all’auto, mentre era a cena con un gruppo di capi scout a Cetraro in provincia di Cosenza, rappresenta un ulteriore avvertimento nei confronti di un personaggio che si è sempre battuto per i diritti dei più deboli e che rappresenta sul territorio quella chiesa che va verso le periferie del mondo, come chiede Papa Francesco. Ed è proprio questa “chiesa” che in Calabria è sotto attacco. Solo poche settimane fa altri atti intimidatori hanno coinvolto un altro parroco di frontiera: Don Giacomo Panizza. Don Ennio è stato tanti anni responsabile della parrocchia di San Benedetto nel Comune di Cetraro, luogo dove opera una delle più potenti cosche della ‘ndrangheta calabrese, quella dei Muto. La pericolosità del clan è stata più volte messa in evidenza da numerose operazioni della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. L’operazione “Frontiera” della primavera 2016 ha fatto emergere tutti gli affari delle varie famiglie affiliate; i pescatori costretti a vendere il pescato al prezzo stabilito da loro; il controllo delle piazze di spaccio sulla costa tirrenica cosentina e quella cilentana. Fino ad andare indietro negli anni, al 1983, quando a Cetraro venne assassinato il segretario locale del Partito Comunista, Giannino Losardo, che denunciava le ingerenze delle cosche nelle amministrazioni locali. Anche Don Ennio non si è mai tirato indietro nel denunciare malaffare e collusioni che spesso politica e imprenditoria locale hanno con soggetti ‘ndranghetisti. Non vuole al momento rilasciare dichiarazioni sulla vicenda, dice di non riuscire a spiegare i motivi di tale intimidazione, ma ha già ricevuto tantissimi attestati di solidarietà dal mondo della politica, del sindacato e dell’associazionismo.

“Andremo avanti senza paura e senza alcuna esitazione” – ha affermato Don Luigi Ciotti coordinatore nazionale di Libera in una nota in cui esprime la sua vicinanza a Don Ennio Stamile. “Ancora un grave atto intimidatorio che sollecita le nostre coscienze ad essere più vigili – prosegue la nota – e che ci richiama a sentire sempre prepotente dentro di noi il morso del più, del dare e impegnarci di più. La strada da percorrere nella lotta alla criminalità organizzata, alle illegalità è ancora lunga dove ognuno, la politica, le istituzioni, i cittadini sono chiamati a fare la propria parte. Resistere vuol dire esserci, fare, assumerci la nostra quota di responsabilità. Perché il problema più grave non è tanto chi fa il male, ma quanti guardano e lasciano fare. Siamo vicini a Don Ennio e andiamo avanti, senza paura e senza alcuna esitazione consapevoli che il nostro impegno non subirà alcun cedimento”.

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