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davi klaus bigIl massmediologo commenta l’acquisizione da parte della Polizia Giudiziaria dei suoi video sul boss Mimmo Foti
“Il giornalismo da fastidio. Non quello dei files stampati dalle magiche chiavette ricevute comodamente in redazione, per sua natura indolore e addomesticato. Ognuno ha i suoi metodi e io ho i miei (che sono quelli anche di tanti altri giornalisti sia chiaro) i quali sono anche certamente criticabili ma almeno tentano umilmente di aprire un'altra strada che non quella delle litanie della conferenze stampa, in cui vengono dette sicuramente interessanti, ma che preferisco ascoltare direttamente dai protagonisti.” Lo ha dichiarato il massmediologo Klaus Davi la cui inchiesta sul clan dei Labate è stata “acquisita” dalla Polizia Giudiziaria di Reggio Calabria probabilmente all’indomani della denuncia del boss Mimmo Foti, soggetto con a carico una condanne definitive per mafia ed estorsione, ma evidentemente “offeso” dalle attenzione di Davi. “Invito tutti a guardare l’inchiesta. Noi ci siamo mossi dopo aver ricevuto lettere in cui veniva denunciata l’attività di Foti e dei suoi sodali che sono numerosi e liberi nel quartiere Gebbione. Ora mi si dice che gli agenti stanno andando a chiedere informazione sulla mia inchiesta sui Labate nelle redazioni di vari giornali con un effetto psicologico che si puo’ immaginare in una situazione già molto delicata.” Davi comunque non demorde. “Lo Stato fa il suo lavoro e applica le leggi declinando gli atti dovuti. Ma da questo episodio ho capito che il giornalista deve fare il suo percorso professionale autonomamente e contare solo sulle proprie forze: messaggio ricevuto.” “Farò blitz in Calabria a breve e continueremo a documentare chi sono i Labate normalmente come sempre.

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