di Aaron Pettinari
Il magistrato è oggetto di una condanna a morte da parte del capo dei capi, Totò Riina. I pentiti parlano di un progetto di attentato con l'arrivo nel capoluogo siciliano di 150 kg di tritolo.
FERMO. "Noi stiamo con il Magistrato Nino Di Matteo". E' con queste parole che il Comune di Fermo ha voluto manifestare la propria vicinanza e solidarietà ad Antonino Di Matteo, il magistrato più scortato d'Italia, oggetto di un progetto di attentato da parte di Cosa nostra con tanto di condanna espressa dal "Capo dei capi", Salvatore Riina. Da quando nel novembre 2014 il collaboratore di giustizia Vito Galatolo ha svelato i piani dell'attentato, con tanto di arrivo nel capoluogo siciliano di oltre 150 kg di tritolo, in tutta Italia vi sono state attestazioni di solidarietà tra cittadinanze onorarie, esposizione di striscioni, cortei, manifestazioni e convegni. Da Palermo a Bologna, da Bari a Torino, da Messina a Jesi. Sono queste solo alcune delle città che hanno portato avanti iniziative simili. Adesso anche il comune di Fermo ha voluto fare la propria parte con lo striscione in evidenza all'ingresso. Ma chi è Nino Di Matteo? E' il sostiututo procuratore che fa parte del pool che cerca di far luce sul biennio stragista del 1992-1993 (anni in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino e dove vi furono le stragi a Firenze, Milano e Roma) che segnò, di fatto assieme allo scandalo di Mani Pulite, la caduta della Prima Repubblica. Attualmente a Palermo è in corso un processo detto anche "Trattativa Stato-mafia", che vede alla sbarra, tutti assieme, mafiosi, ex politici ed ex ufficiali dei carabinieri. Di Matteo è titolare di questa delicatissima indagine.
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