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carminati massimo 3Un attacco in aula al magistrato che per primo ha indagato su Mafia Capitale. Massimo Carminati ha preso la parola, e per oltre sette minuti ha messo in atto un vero e proprio attacco al pubblico ministero Luca Tescaroli, titolare assieme all'aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Giuseppe Cascini della maxinchiesta sul clan del "mondo di mezzo".

Parole che giungono al termine dell'udienza durante la quale è stato ascoltato come teste il sottosegretario Marco Minniti che ha smentito qualsiasi forma di contatto tra Carminati e i servizi segreti. Parlando in videoconferenza dal carcere di Parma, dove è detenuto da due anni in regime di 41 bis, l'ex Nar ha tuonato: «Io non rinnego nulla della mia vita, è stata quello che è stata, ho sempre pensato che è meglio avere una idea sbagliata che nessuna idea. Non posso rinnegare i miei amici così faccio contento il dottor Tescaroli, Lui mi può anche chiedere l'ergastolo, è un suo diritto. Io ammiro anche la sua cattiveria professionale ma non può farmi la morale».

L'ex terrorista nero ha raccontato del suo passato e della sua "strategia del silenzio". «Non ho parlato per 40 anni ma quando inizio mi prende e parto. Io sono stato vittima per anni di leggende metropolitane - ha aggiunto - ma ho sbagliato perché io dovevo confutare queste cose una volta per tutte». Carminati, quindi, cita un'altra inchiesta condotta in passato dal pm Tescaroli, quella sull'omicidio del banchiere Roberto Calvi. «Nel 2010 mi sono svegliato - ha aggiunto - una mattina e sui giornali ho letto di essere l'esecutore materiale del delitto a Roberto Calvi ma a quel tempo ero detenuto e se non lo fossi stato probabilmente sarei stato processato anche per quel delitto».

L'ex terrorista è tornato anche sul passato e sul conflitto a fuoco durante il quale rimase ferito ad un occhio. «La mia vita è stata la mia vita, l'ho pagata, non mi sono lamentato quando mi hanno sparato in faccia, mi hanno abbattuto in mezzo alla strada da disarmato perché il conflitto a fuoco se l'è fatta la Digos da sola quando m'ha sparato per un processo che si sarebbe poi chiuso con 3 anni e mezzo di condanna». Poche ore prima Minniti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, sentito come teste aveva spiegato che «dopo opportune verifiche» presso «le agenzie operanti (Aise e Aisi)» non risulta che Carminati sia o sia stato alle dipendenze dei servizi né che fosse una loro fonte». E ancora: «Non risulta - ha aggiunto - che dipendenti dei servizi segreti abbiano avuto rapporti con Carminati».

ilmessaggero.it

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