"Fatemi pensare a chi ha scelto di non voltarsi da altra parte"
Roma. "Trent'anni fa, il 10 febbraio, si apriva a Palermo il primo maxiprocesso a Cosa Nostra, voluto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Di quel giorno mi piace qui ricordare una cosa sola, il titolo con cui il Giornale di Sicilia presentò quel processo: "Entra la Corte, silenzio!"". Inizia così su Fb il post del vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava, il cui padre, Giuseppe Fava, fondatore de I Siciliani, venne assassinato dalla mafia il 5 gennaio 1984 a Catania. "Ecco, fatemi pensare a chi in questi trent'anni ha scelto di non obbedire a quel comandamento, a quelli che non si sono voltati dall'altra parte, a chi ha continuato a pensare che sbarazzarci delle mafie sia un fatto di libertà e di civiltà prima ancora che di giustizia. Fatemi ricordare quelli che non hanno spezzato le proprie matite, che non hanno offuscato il proprio sguardo, ai tanti che hanno accompagnato questi trent'anni di menzogne e di facili scorciatoie continuando a pensare che quel processo fosse solo un principio, l'inizio di qualcosa, non il suo atto finale", prosegue Fava. "A Palermo, chi volle e scrisse quel titolo si fece buon interprete dei sentimenti di una parte del paese in cui tanti pensavano ai Falcone e ai Borsellino come uomini di carriera, professionisti di qualcosa, rompicoglioni in cerca di una ribalta privata fabbricata, perché no?. Perfino piazzandosi da soli il tritolo sotto casa. Per Fava, "più che celebrare una festa privata oggi va ripercorso il filo pubblico di questi 30 anni come un giuramento dovuto: molti di noi non obbedirono alla richiesta di restare in silenzio. Non resteremo in silenzio nemmeno oggi che, in nome di altre urgenze e di altre patrie, ancora una volta ci si chiede di tacere. Di fare finta. Di spezzare le nostre matite”.
ANSA