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non la picchiare cosiMaria è una donna che ha subito violenza. Tanta. Botte su botte. Stuprata, violentata, messa a tacere.
Ma non è quella di Maria una storia solo di mazzate e sesso subito.
Lei, oggi testimone di giustizia, era la compagna di un boss di quella mafia a lungo ritenuta innocua e che oggi fa 2 bombe alla settimana in una città come Foggia.
Quindi questa non è una storia come le tante di cui ascolteremo in  questi giorni indignandoci e chiedendoci come sia possibile che per amore si violenti e si faccia male una donna. Dice anche altro.
È una storia, come scrive Nichi Vendola nella prefazione, ‘di violenza a cerchi concentrici. Il primo cerchio è quello che chiama in causa la ‘violenza di genere’: la subordinazione del corpo e del lavoro delle donne alla signoria patriarcale del genere maschile. Adescata, manipolata, stuprata, picchiata, svuotata di soggettività.
Gli uomini che usano e abusano di Maria sono mafiosi in carriera, sono rapinatori, usurai, narcotrafficanti, E questo è l’atro cerchio concentrico: la mafia.
Lei si colpevolizza per ciò che ha subito, considera la sequenza delle violenze che la circondano come se fosse la natura delle cose, l’ordine del discorso: questo è il più piccolo ma il più denso dei cerchi concentrici, quello dellasterilità della coscienza, della sua assuefazione alla fatalità del male, quello che affoga il dovere del discernimento in una pozzanghera di rimozione’.
Poi arriva la vita nel grembo di Maria e il coraggio di spezzarli quei cerchi. Tutti. Di fuggire e testimoniare. Chiedere giustizia collaborando con la giustizia.
Maria non è il suo vero nome. Ovviamente.
Le donne quando spezzano il legame di violenza hanno bisogno di protezione. Tanta. Lei ancora di più. Perché quel legame per lei era violento e criminale.
Come nasce questo libro?
Maria ha scoperto, nella sua nuova vita fatta di interessi diversi, che l’autore Francesco Minervini aveva scritto di ragazzi uccisi per caso dalla mafia:Gaetano Marchitelli e Michele Fazio. Ha cercato tramite i suoi legali e gli chiesto di scrivere di lei. Non per lei ma per noi ha voluto questo libro. La sua memoria e la sua libertà in fondo possono liberare anche noi.

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