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Aosta. C'è anche il 49,9% delle quote del Consorzio stabile Gecoval scrl di Saint-Vincent tra gli oltre 35 milioni di euro di beni sequestrati preventivamente dalla Dda di Bologna nell'ambito del filone dell'inchiesta Aemilia, che ha portato all'arresto dei fratelli Palmo (54 anni) e Giuseppe (53) Vertinelli, entrambi residenti a Montecchio Emilia (Reggio Emilia). Da quanto emerge dall'ordinanza del gip, i due fratelli avevano la diretta gestione sella società di trasporti Opera srl, con sede a Crotone, che deteneva il 37,92% di Gecoval. Il restante 11,98% lo possedeva un prestanome, cognato di Palmo, a cui quindi era riferibile la gestione del Consorzio Gecoval.
Tutti i beni sequestrati sono stati affidati a un amministratore giudiziario, un avvocato di Palermo.
L'ordinanza ricostruisce la presunta sproporzione tra i redditi dichiarati e il tenore di vita fratelli Vertinelli. Secondo i carabinieri del Ros i due, originari di Cutro (Crotone), nel 1982 si erano trasferiti nella provincia di Parma, dove lo stesso giorno avevano avviato due imprese individuali, che fino al 1990 non hanno mai prodotto reddito. Tra il 1992 e il 1995 la moglie di Palmo, pur non avendone la capacità economica, ha pagato 183 milioni di lire per acquistare i terreni su cui sono state realizzate le ville delle due famiglie e il ristorante del gruppo.
E' nel 1996 che, secondo il Ros, Palmo Vertinelli ha avviato la propria scalata imprenditoriale fondando la Edilizia Vertinelli srl (oggi Edilizia Costruzioni generali srl), rimanendo soltanto presidente del cda e intestando le quote a un suo dipendente storico e a un cognato. Da quell'anno investimenti sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati hanno consentito ai fratelli di espandersi, costituendo con capitali di origine ignota svariate società, intestate poi a prestanome. Agendo come soci occulti, sono quindi accusati di aver favorito il rempiego di denaro proveniente da delitti perpetrati da esponenti della 'ndrangheta. Grazie alle intestazioni fittizie di società ed immobili, riuscivano ad eludere l'applicazione di misure di prevenzione patrimoniale.
Secondo la Dda, la connessione con la 'ndrangheta calabrese è, tra l'altro, nei rapporti con Nicolino Grande Aracri, considerato un esponente di spicco della potente Ndrina originaria del cotronese. Oltre alla presunta attività di riciclaggio, il gruppo emiliano di cui fanno parte i due fratelli Vertinelli è considerato portatore di autonoma e localizzata forza di intimidazione, autore di gesti di intimidazione e di violenza, in grado di aggiudicarsi appalti pubblici, ostacolare il libero esercizio del voto e commettere delitti in materia di armi.

ANSA

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