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di Karim El Sadi - Video
Il direttore del Gom Mauro D’Amico ha invitato la magistratura a indagare sugli insulti rivolti ai due magistrati

L’operato dei magistrati Nino Di Matteo e Nicola Gratteri, oggi rispettivamente consigliere togato del Csm e procuratore capo di Catanzaro, contorce di rabbia e rancore i boss mafiosi al 41bis. E' questo che si deduce dalle dichiarazioni del direttore del Gom, il gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria, audito ieri sera dalla commissione Antimafia che da mesi sta indagando a fondo sulle scarcerazioni dei boss avvenute in massa durante l’emergenza Covid-19. Il generale Mauro D’Amico ha detto chiaramente a Palazzo San Macuto che “è regolare che un detenuto al 41bis offenda Di Matteo o Gratteri”. In particolare quest’ultimo quando, ha rivelato D’Amico, "si diceva che sarebbe potuto diventare ministro della Giustizia. Anche su di lui ci sono state affermazioni certo non gentili”.
E a parlare non sono comuni detenuti o ladri di polli, ha lasciato intendere il generale, ma uomini di grande spessore criminale. “Parliamo di persone al 41bis, non di un collegio svizzero”, ha sottolineato. Quindi per lo più capi mafia e importanti narcotrafficanti.
Insomma a quanto risulta sia Di Matteo che Gratteri, due dei magistrati più esposti d’Italia per via delle loro inchieste, sono motivo di pensiero costante nelle menti dei boss che rivolgono loro, da dietro le sbarre, pesanti insulti e minacce. Alcune delle quali a dir poco preoccupanti, come ha fatto presente il generale. “Ci sono spesso affermazioni forti, andrebbero vagliate dalla magistratura competente”. Sul punto appena dieci giorni fa avevamo riportato la notizia, tratta dall’ultimo libro di Lirio Abbate, “U Siccu”, delle minacce che il boss stragista Filippo Graviano, fratello di Giuseppe, aveva rivolto a Nino Di Matteo e al giornalista Massimo Giletti, autore dell’inchiesta per “Non è l’arena” sulle scarcerazioni. Informazioni, quelle rese note da Abbate, tratte proprio da informative del Gom. Il punto però, ha spiegato Mauro D’Amico, è che “quando il Gom invia queste informazioni qualcuno le prenda in considerazione”. Come a voler invitare alla non sottovalutazione delle parole ingiuriose dei boss, né dell’allarme del Gom e quindi sollecitare gli organi competenti a prendere immediati provvedimenti in merito.

Il generale su 41 bis e scarcerazioni
Durante l’audizione il capo del Gruppo operativo mobile ha parlato anche del tema delle scarcerazioni dei detenuti durante l’emergenza sanitaria. “Sulle scarcerazioni del 41 bis ci siamo allarmati, abbiamo fatto l’elenco di tutti i ristretti che avevano patologie o età elevata, abbiamo avuto solo 3 detenuti usciti a causa del Covid: Bonura, Iannazzo e Zagaria", ha detto D’Amico circa la discutissima circolare del 21 marzo del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria). “In quel periodo ne sono usciti altri due: Di Piazza, che è uscito per l’amputazione di una gamba già a marzo ed è rientrato” ed un altro detenuto uscito per un errore del calcolo del cumulo da parte delle procure distrettuali. “Stiamo seguendo altri 3-4 detenuti - ha detto il generale - grazie all’intervento del dottor Tartaglia; si rischiava che anche di loro venisse accolta la richiesta di detenzione domiciliare”. Secondo D’Amico, “dobbiamo attrezzarci per creare un settore dove un detenuto anziano viva in regime di 41 bis in maniera dignitosa”.
Mauro D’Amico ha anche denunciato i problemi della gestione carceraria, riportando anche alcuni esempi: “Sono stati acquistati i sistemi di rilevamento dei telefonini ma sono già vecchi, siamo al 5G. Queste sono responsabilità ma chi se le prende? La polizia penitenziaria non ha un vertice, non ha una struttura propria organizzativa, i nuovi dirigenti andrebbero valorizzati, bisogna costruire settori di specializzazione ma questo non accade”. E ancora: “Il problema del personale è serio e va di pari passo con quello organizzativo avrebbe bisogno di una formazione profonda, tre mesi non bastano. La struttura degli ispettori andrebbe rafforzata, questo va fatto urgentemente. L’aspetto specialistico va ridato alla polizia penitenziaria, in questi anni c’è stata una mortificazione del ruolo; il ruolo del poliziotto penitenziario è nelle sezioni. Una volta si parlava di mestiere, l’approccio con le situazioni critiche era importante. In Calabria un ispettore strutturato mi ha detto: ‘Generale, ci insegnano a come risolvere le criticità ma non ci insegnano come non arrivarci”.
A seguito dell’audizione di D’Amico il presidente della Commissione Nicola Morra ha voluto rimarcare la mole di tematiche prese in esame e commentate, riportando una serie di informazioni finora sconosciute, dal generale del Gom. “L’audizione di oggi pone un fondamentale accento sul 41bis che deve essere tutelato e non smontato un pezzo alla volta, essendo un regime carcerario complesso e delicato sul fronte della lotta alle mafie”.

Rapporti tesi con Basentini
Nel corso del suo intervento Mauro D’Amico ha parlato, rispondendo a una precisa domanda del senatore Giovanni Endrizzi (M5S), dell’ex direttore del Dap Francesco Basentini, dimessosi lo scorso 1° maggio a seguito dell’ondata di polemiche che lo hanno travolto per la sua discutibile gestione dell’emergenza sanitaria nelle carceri. Il generale del Gom ha rivelato di non aver condiviso con l’ex capo del Dap un ottimo rapporto. “Con Basentini non abbiamo avuto un buon rapporto e non so perché. Sicuramente non per causa mia. Ho lavorato con tutti i Capi DAP - ha dichiarato - da Nicolò Amato in poi. Con tutti ho avuto la possibilità di dire la mia e non ho mai avuto problemi”. Il generale ha poi riportato un singolare episodio avvenuto durante la direzione Basentini. ”Sono stato commissariato dal precedente Capo DAP il quale fece una disposizione, secondo me illegittima, dove aveva imposto ai responsabili dei Reparti al 41-bis di interloquire in maniera diretta con lui, by-passando sia me che il direttore del carcere, per avere notizie dal GOM in maniera diretta e personale”. Una disposizione, ha spiegato D’Amico, “disattesa dai Responsabili dei Reparti (che il generale ha tenuto a ringraziare per l’impegno e la professionalità, ndr) che continuarono ad avvisare sia me che i rispettivi direttori perché questa era la regola degli appartenenti del GOM. E quando si parla di 41bis non è possibile non rispettare la regola”, ha concluso.

Foto © Imagoeconomica

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