Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di AMDuemila
Assicurare la massima trasparenza delle scelte consiliari

"Bisogna fare tutto il possibile per assicurare la massima trasparenza delle scelte consiliari. Bisogna recidere con urgenza il patologico condizionamento di logiche correntizie e di spartizione degli incarichi", a dirlo è stato il consigliere togato del Csm Nino Di Matteo durante il plenum a Palazzo dei Marescialli sulla nomina di tre magistrati segretari. Il magistrato ha chiesto di voltare pagina anche nella scelta dei magistrati segretari del Consiglio nonché di "imprimere quella svolta di cui tante volte abbiamo concretamente parlato, cambiando marcia". "Le regole attualmente in vigore prevedono le valutazioni di parametri che sono propiziati dalla influenza delle correnti, come aver fatto parte dei consigli giudiziari. Dobbiamo evitare anche la semplice apparenza di cooptazioni da parte dei gruppi o dei singoli consiglieri, e bisogna farlo attraverso una procedura che eviti che i magistrati segretari vengano designati attraverso meccanismi di cooptazione", ha avvertito l'ex pm di Palermo. Alla fine di un lungo dibattito, su proposta del vice presidente del Csm David Ermini, si è deciso per il rinvio per trovare una soluzione condivisa sul bando. "La via del cambiamento deve passare da una modifica dell'art.12 del Regolamento interno che preveda prima delle audizioni, una procedura concorsuale, sulla base della redazione di testi scritti anonimi. Bisogna avere chiara l'idea che questa pratica - ha concluso - può essere l'occasione per attribuire maggior trasparenza al Consiglio".
Sulla questione ha preso parola anche il laico M5S Filippo Donati, tra i primi ad aderire alla proposta di rinvio. "Va dato con chiarezza un segnale. Dobbiamo evitare che sia la politica a dettare le nostre regole e dunque dimostrare che siamo capaci di reagire", ha detto. Ma se questa strada alla fine ha visto d'accordo tutti, sulla valutazione delle correnti i giudizi sono stati differenti. "Non considero far parte di una corrente una cosa di cui vergognarsi" ha affermato Giuseppe Cascini, di Area, il gruppo delle toghe progressiste. Anche Antonio D'Amato, di Magistratura Indipendente, si è chiamato "fuori dalla condanna dell'appartenenza ai gruppi", dopo aver espresso la convinzione che a questo Csm tocchi "il compito non facile di traghettare la magistratura italiana da un terreno minato verso lidi più sicuri".

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

Caso Palamara, quando a dare fastidio erano Di Matteo e il pool stragi

Bufera procure: chiuse le indagini su Luca Palamara

''L'affaire Csm'' raccontato da Report

Palamara: ''De Raho deve mettere fuori Di Matteo dal pool stragi''