Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Giorgio Bongiovanni
Lombardo: ''Il dialogo Stato-mafie? Oggi debolezza dello Stato più accentuata''

In occasione del 28° anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, la moglie, anche lei magistrato, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, riproponiamo l’intervento del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo alla nostra conferenza del 2016, intitolata “Oltre la mafia”.Quando Falcone diceva: “Il dialogo Stato-mafia dimostra chiaramente che Cosa nostra non è un anti Stato”. Per riflettere e comprendere l'importanza della lotta alla mafia, sempre più inserita all'interno di un sistema criminale integrato, pubblichiamo anche la lettera da lui scritta al quotidiano “La Repubblica”, lo scorso anno, in occasione della commemorazione della strage di Via D’Amelio, in cui persero la vita Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Walter Eddie Cosina e Vicenzo Li Muli.



Lombardo: ''Più che di concorso esterno dovremmo parlare di concorso interno''
di AMDuemila

“Se guardiamo al sistema criminale e allarghiamo l'orizzonte rispetto alla 'Ndrangheta o a Cosa nostra, capiamo che certe relazioni, che si sono scoperte in indagini importanti, non sono in realtà esterne ma interne. Pertanto non c'è da andare a forzare e riempire il contenuto della figura del concorso esterno, quello deve essere un ulteriore passaggio, ma quello è un concorso interno per appartenenza ad un'associazione a delinquere di tipo mafioso”. Lo ha detto Giuseppe Lombardo nel corso del suo intervento alla conferenza “Oltre la mafia”. Quando Falcone diceva: “Il dialogo Stato-mafia dimostra chiaramente che Cosa nostra non è un anti Stato” in ricordo del giudice Giovanni Falcone ucciso 24 anni fa a Capaci. “Recenti inchieste dimostrano che oggi le mafie hanno una nuova veste. Più invisibile che entra nell'apparato. Lo dicono gli stessi capimafia in alcune intercettazioni”. “Falcone - ha ricordato il pm calabrese - parlava delle storture dello sviluppo economico e il problema è lì. È su questo che dobbiamo interrogarci. Il problema è che le mafie oggi elargiscono sistemi economici ed è per questo che oggi sono un problema politico. Perché è la politica ad incidere su ognuno di noi e non è più condizionata dall'ideologia ma dalla necessità di garantire un determinato mercato mondiale. La 'Ndrangheta, che detiene miliardi e miliardi di euro, diventa quindi indispensabile in determinati momenti di crisi come questo che viviamo. Perché questo è il potere delle mafie, quello della liquidità. All'interno di quel sistema criminale, considerato il sistema economico mondiale che condiziona le scelte politiche, ecco che vediamo il sistema criminale integrato e circolare”.

Lombardo: ''Le mafie parte di un Sistema criminale integrato e circolare''
“La 'Ndrangheta non è un'altra cosa rispetto 'Cosa nostra”
di AMDuemila
“La 'Ndrangheta non è un'altra cosa, è Cosa nostra”. A spiegare la relazione tra le due organizzazioni criminali è il pm calabrese Giuseppe Lombardo durante la conferenza “Oltre la mafia”. Quando Falcone diceva: “Il dialogo Stato-mafia dimostra chiaramente che Cosa nostra non è un anti Stato”, organizzato dall'Associazione Culturale Falcone e Borsellino in ricordo della strage di Capaci. “Nel corso della storia - ha poi proseguito - la 'Ndrangheta ha ottenuto sempre più aperture con altre componenti. Così le altre organizzazioni criminali che poi hanno capito che lavorare in maniera coordinata e strutturata in un sistema già ampio rispetto a quei territori originari era un atto di forza. Già negli anni Settanta la 'Ndrangheta aveva rapporti forti con la politica e l'organizzazione criminale calabrese si è allargata in tutto il mondo. Questi elementi li ricaviamo già leggendo vecchie sentenze. In una di queste, della Corte d'assise appello di Reggio Calabria nel 26 febbraio 1953, già si descrive con chiarezza che le organizzazioni criminali diventano mafia quando allacciano il rapporto con determinati mondi. Già allora veniva scritto, ma quanto tempo ci è voluto per comprenderlo davvero?”. Secondo il pm è “da queste sentenza che si deve oggi ripartire nel nostro lavoro per cercare di rendere comprensibili, e completare le verità parziali che restano”. Parlando dello stato della giustizia ha poi ricordato che al momento “la coperta è sempre troppo corta”. “Per questo - ha aggiunto - è lecito pensare che le priorità sono altre”.
Secondo il magistrato oggi si deve affrontare il problema “in maniera organica, guardando all'ampio sistema in cui le mafie si muovono in maniera integrata ma anche circolare, nel momento in cui all'interno del sistema criminale si inseriscono altre condotte criminose che raccontano qualcosa di diverso rispetto alla mafia. Penso ai reati di corruzione, contro la pubblica amministrazione, a quelli che turbano l'andamento dei mercati, i reati finanziari, contro il patrimonio”.

Lombardo: ''Il dialogo Stato-mafie? Oggi debolezza dello Stato più accentuata''
di AMDuemila
“Nel dialogo tra le criminalità organizzate e le altre componenti sociali vedo, purtroppo, una debolezza dello Stato più accentuata che in passato perché non si è stati capaci di cogliere una serie di segnali e comprendere che il contrasto non poteva essere solo giudiziario”. A dirlo è il magistrato calabrese Giuseppe Lombardo intervenuto all'incontro, dal titolo "Oltre la mafia", in corso a Palermo in occasione del 24° anniversario dell'uccisione di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
“Il contrasto - ha aggiunto - passa anche dalla consapevolezza della direzione che le mafie hanno preso. E passa anche dalla gente comune. Qui a Palermo, rispetto a Reggio Calabria, c'è una consapevolezza diversa. Si vede da certi occhi che osservo. Però mi chiedo se per arrivare ad avere questi occhi si debba per forza arrivare alla morte di qualcuno. Devono esserci i morti in una Nazione come la nostra per arrivare a questo?”.

Lombardo: '''Ndrangheta e Cosa nostra problema politico''
Il sostituto procuratore di Reggio Calabria interviene alla conferenza “Oltre la mafia”
di AMDuemila
“La 'Ndrangheta, come Cosa nostra, è oggi, come in passato, una componente sociale. Per questo, prima che essere un problema giudiziario, credo che si tratti di un problema politico”. Con queste parole il sostituto procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha aperto il proprio intervento al convegno "Oltre la mafia", organizzato dall'Associazione Culturale Falcone e Borsellino e Contrariamente, in corso a Palermo alla Facoltà di Giurisprudenza. Quindi ha aggiunto: “Mi terrorizza pensare che ancora oggi si legge che della 'Ndrangheta si sa poco, o che in qualche modo ci sorprendiamo che è presente al centro e al nord Italia. Questo è molto grave. Già negli anni '70, quando si facevano i sequestri nella locride, si dava vita ad un laboratorio criminale di straordinario valore dove la 'Ndrangheta saggiava la tenuta di altre componenti sociali”. “Allora - ha poi spiegato - otteneva aperture con un dialogo di cui parliamo oggi e ovviamente molti anni prima rispetto a quelle trattative che a Palermo conoscete. Quel dialogo è diventato a mio parere qualcosa di eversivo ed estremamente pericoloso. La vera destabilizzazione di un sistema democratico parte da quel tipo di dialogo. Mentre con le mafie non si deve dialogare, per nessuna ragione”.
(21 MAGGIO 2016)

Per rivedere l’intera conferenza “Oltre la mafia”: Clicca qui!



Allarme del pm Lombardo: ''Per lo Stato italiano la lotta alla mafia non è prioritaria''
di AMDuemila
Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria scrive una lettera a La Repubblica. "Bisogna chiedere scusa a Borsellino per le troppe volte in cui sono stati distorti i suoi insegnamenti".

"Non è una morte come le altre quella di Paolo Borsellino, per le riflessioni che impone e che vanno ben oltre quello che accadde quel terribile 19 luglio di tanti anni fa. Aveva capito Paolo che il calo di tensione nella lotta alla mafia da lui denunciato non era fisiologico. Non era una bonaria sottovalutazione del fenomeno criminale. Era ben altro, come molti anni dopo si è riusciti a comprendere e dimostrare.
Certamente oggi ci vorrebbe uno sforzo collettivo per spiegare a Paolo le ragioni per le quali non siamo riusciti ancora, nonostante l’impegno della magistratura, a convincere gli organi centrali dello Stato che bisogna fare scelte politiche nette, destinate ad avviare una seria e duratura azione di contrasto al crimine organizzato, che parta dalla modernizzazione di procedure giudiziarie antiquate, che impediscono la immediata comprensione di fenomeni delittuosi complessi". Con queste parole inizia la lettera di Giuseppe Lombardo, pubblicata oggi sul quotidiano La Repubblica, in occasione del 27°anniversario della strage di via d'Amelio. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria questo pomeriggio sarà tra i relatori del convegno organizzato dalle Agende Rosse in via d'Amelio “Verità di Stato, Verità di tutti?", a cui parteciperanno anche Sebastiano Ardita, consigliere del Csm, il Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato e l'avvocato Fabio Repici, moderati da Giuseppe Lo Bianco, e probabilmente avrà anche modo di approfondire il concetto.
Lombardo spiega come "Alla rapidità di movimento e di pensiero della mafia del terzo millennio, dobbiamo contrapporre strumenti normativi evoluti, in grado di consentire la individuazione non soltanto dei soldati ma soprattutto delle nuove leve di quelle 'menti raffinatissime' che hanno voluto la sua morte". Il magistrato non è d'accordo con chi dice che il metodo di lavoro di Falcone e Borsellino sarebbe rimasto sempre invariato. "Bisognerebbe chiedere scusa a Paolo per le troppe volte in cui sono stati distorti i suoi insegnamenti - scrive il pm reggino - e per la profonda ipocrisia di chi, nel 2019, sostenne che il suo metodo di lavoro sarebbe rimasto immutato rispetto a quello del 1992. Paolo oggi avrebbe dato lezioni di modernità, consapevole che la mafia, vero nemico del nostro Paese, non va mai banalizzata. Non avrebbe mai sminuito la reale forza di una organizzazione viva e vitale, consapevole che la sottovalutazione del fenomeno è il modo peggiore di avviare una seria strategia di contrasto". Quindi evidenzia le profonde lacune nella lotta alla mafia da parte dello Stato italiano: "A chi mi chiede come è giusto ricordare il sacrificio di Paolo Borsellino, che per servire lo Stato è morto come Giovanni Falcone, tanti altri magistrati ed appartenenti alle forze dell’ordine, rispondo che la strada da seguire parte dal coraggio di affermare che la lotta alla mafia non è una priorità dello Stato italiano. Non lo è più, nonostante la consapevolezza che la criminalità organizzata metta a rischio la stessa tenuta democratica della nostra nazione, nonostante sia evidente che la mafia sia il più evoluto strumento di doping finanziario del sistema economico mondiale, per la sua capacità di arricchire ristrette oligarchie criminali a danno di ampie fasce di economia legale. La lotta alla mafia non è una priorità semplicemente perché richiede una volontà politica che superi gli sbarramenti generati dalla mancanza di adeguate coperture finanziarie, argomento strumentalmente utilizzato per giustificare le drammatiche vacanze di organico della magistratura, del personale amministrativo e delle forze di polizia.
Mi chiedo, se questo è vero, che senso abbia gioire dei risultati giudiziari raggiunti, visto che siamo comunque costretti a giocare una partita che non possiamo vincere. Che senso ha sbandierare arresti e condanne come fossero vittorie. Sono risultati importanti generati dal lavoro quotidiano, per i quali non vogliamo applausi. È il nostro lavoro ed il nostro lavoro, tra mille difficoltà, lo sappiamo fare. Punto e basta.
Perché sia chiaro che vincere la guerra contro la mafia è ben altra cosa, provoca ben altri effetti sul benessere collettivo ed è l’unico risultato in grado di onorare fino in fondo la memoria di Paolo, di Giovanni e di tutti coloro i quali hanno vissuto da uomini dello Stato, pur quando sono rimasti soli a combattere contro quel mostro gigantesco che li ha uccisi". Infine Lombardo avverte la necessità che "non si creino i presupposti per generare altre solitudini, perché quando si è soli si muore. Nessuno ha bisogno di cercare conferme ulteriori. È importate ricordare che Paolo non è morto invano: il 19 luglio 1992 è il giorno in cui tutto ha avuto inizio, non quello in cui tutto è finito".
(19 Luglio 2019)

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

In memoria di Giovanni Falcone

La strage di Capaci e la lotta alla mafia

Strage di Capaci: il minuto di raccoglimento davanti all'albero Falcone

Giuseppe Costanza, autista di Falcone: ''Stufo delle solite passerelle''

Giovanni Falcone: politica corrotta e toghe sporche per ricordarlo. Indegnamente

Strage Capaci, Ingroia: ''L'Italia non è stata all'altezza del sacrifico di Falcone''

#StragediCapaci: l'essenza di un anniversario

Educazione alla legalità ed educazione antimafia

La rabbia di Vincenzo Agostino: ''Colletti bianchi non vi perdono''

Capaci, fine storia mai: assassinio Falcone, non solo mafia!

Capaci, Tartaglia: ''Nonostante emergenza Covid-19 il mio cuore va all'Albero Falcone''

Capaci, Di Matteo: ''Perseguire verità per dare un volto a chi concepì strage insieme ai mafiosi''

Strage di Capaci, Di Matteo: ''Csm si metta alle spalle pagine oscure''

Lodato: ''Menti raffinatissime? Falcone mi fece il nome di Bruno Contrada''

Quando Giovanni Falcone lanciò l'allarme sulle Menti Raffinatissime

Di Matteo: strage di Capaci probabilmente eterodiretta da entità esterne alla Mafia

Saverio Lodato: Giovanni Falcone mi chiamò per raccontarmi delle Menti Raffinatissime

''Per questo mi chiamo Giovanni'': il romanzo che racconta la storia di Falcone ai ragazzi

Video - Giovanni Falcone e la strage di Capaci: vogliamo la verita'

23 maggio 1992-23 maggio 2020, nel sangue dei martiri il fiore della speranza

Strage Capaci: per fare memoria tornano i lenzuoli ai balconi

Capaci: G. Foti (Sos Impresa-Rete per la Legalita'), la lotta alla mafia si fa adottando comportamenti virtuosi

Strage di Capaci, de Raho: ''Utilizzare metodo Falcone per lotta a mafie transnazionale''

Strage di Capaci: il 23 maggio di Aida Satta Flores dedicato alle vittime con la III edizione (online) de ''Il profumo dei limoni''

I tasselli mancanti di verità nella strage di Capaci: 30 Minuti con... Stefania Limiti

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos