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Rigettata l'istanza della Procura
di Aaron Pettinari
Il processo Breakfast, che tra gli altri vede imputati l'ex ministro degli interni Claudio Scajola (accusato di aver favorito la latitanza dell'ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena), riprenderà laddove si era interrotto alla scorsa udienza, ovvero con le difese che potranno proseguire con le rispettive arringhe.
Il Presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Natina Pratticò, ha infatti rigettato la richiesta del procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, che aveva chiesto di interrompere la discussione per permettere l'audizione del neo collaboratore di giustizia, Pino Liuzzo. Dopo aver ascoltato i pareri degli avvocati è stata letta la seguente ordinanza: "Ritenuto che non sussistono i presupposti per l'articolo 523, sesto comma, di procedura penale per l'interruzione della discussione poiché l'escussione del collaboratore non appare assolutamente necessaria, alla luce della complessiva istruttoria dibattimentale già svolta, ai fini della decisione, in ordine alle posizioni di tutti gli imputati in relazione alle imputazioni contestate rigetta la richiesta di interruzione della discussione e dispone il procedersi oltre".
"Liuzzo - aveva rappresentato il procuratore aggiunto lo scorso dicembre - consente di inquadrare in maniera precisa i rapporti strettissimi tra la famiglia Matacena, e quindi il Cavaliere Matacena e Amedeo Jr, con la 'Ndrangheta reggina attraverso la famiglia Rosmini".
Ma adesso i verbali di interrogatorio non entreranno nel processo.
Parlando della candidatura dell'ex onorevole, oggi ancora latitante a Dubai, ha riferito Liuzzo che è stata "una candidatura voluta dal padre. E voluta, poi, da tutte le famiglie. Perché Amedeo Matacena si è incontrato, in poche parole, in qualche incontro ci sono stato pure io, prima, voglio dire, dei voti, con tutte le famiglie degli arcoti schieramento condelliano, rosminiano, Serraino e company, tutta la montagna. Rocco Mu… la buonanima di Musolino e… è andato dai Pelle, tutti gli Alvaro, Peppe Piromalli, e i Mammoliti". E poi ancora ha specificato: "Matacena, in poche parole, è stato toccato proprio a 360 gradi. Era il loro candidato… proprio dai voti poi che ha preso. Dai Labate, eh… Ficareddi, tu… tutti Nicolò Serraino… tutto quello schieramento".
Sempre rispondendo ai pm aggiungeva: "Sono stato l’unico che inizialmente a Diego Rosmini del '59 gli dissi: guarda che a me Matacena non piace… Cosa che invece mi avevano fatto buona, a livello come serietà, come persona il padre, il vecchio e anche il fratello Elio, perché ho avuto a che fare anche con Elio. Oh… devo dire, voglio dire, invece Amedeo lo vedevo particolare, strano. Uhm… viscido. Ecco le parole che io sempre gli dicevo a Peppe Aquila con questo viscido, soltanto che Peppe Aquila aveva un grande ascendente: è stato sempre uno dei perni della cosca Rosmini. Quindi Diego del '59 si fece, voglio dire, plasmare, non lo so come. No, non dico manipolare perché non è il tipo è una persona che ha un carisma a livello, voglio dire, di Pasquale Condello. Perché quando parliamo di Diego Rosmini del '59 noi è come se parliamo allo stesso livello del Supremo… Ecco… di Pasquale Condello".
Adesso il processo riprenderà lunedì 13 e in programma è prevista la ripresa delle arringhe dei difensori. La sentenza quindi, slitta ancora una volta e, salvo ulteriori colpi di scena, potrebbe esservi il 24 gennaio.
Nei confronti di Scajola la Procura ha chiesto 4 anni e 6 mesi di reclusione. Nei confronti della moglie di Matacena, Chiara Rizzo, invece, i giudici hanno chiesto una condanna a 11 anni e mezzo di reclusione, ritenendo integrata l'aggravante mafiosa.

Foto © Imagoeconomica