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di Aaron Pettinari
La pubblicazione di "Memoria e Futuro"

Il 12 dicembre scorso si sono celebrati i cinquant'anni della strage di Piazza Fontana, il gravissimo attentato terroristico compiuto presso la Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano che causò 18 morti e 88 feriti. Un evento che molti indicano come il primo di quella strategia della tensione che si sarebbe conclusa con la strage di Bologna dell’agosto 1980 e la ‘strage di Natale’ del 1984 (Rapido 904). A ben vedere, però, quella fase storica, che proseguirà anche negli anni successivi con le stragi di mafia degli anni Novanta, affossa le sue radici nel lontano primo maggio 1947, data della strage di Portella della Ginestra, la prima dell'Italia repubblicana.
In quel giorno alcuni individui, appostati sui roccioni del monte Pelavet, aprirono il fuoco sulla folla di contadini, donne e bambini riuniti per la festa dei lavoratori. Furono uccise undici persone e i feriti risultarono essere ventisette.
Questa almeno la versione “ufficiale”. Il processo di Viterbo prima e quello svoltosi presso la Corte di Appello di Roma dopo, confermarono la posizione assunta dal ministro degli Interni, Mario Scelba: l’unico e solo responsabile della strage era il “re di Montelepre”, Salvatore Giuliano.
Ma cosa è accaduto davvero? Chi era davvero Salvatore Giuliano? Chi furono i mandanti? Davvero si può pensare che quella fosse una semplice iniziativa dei banditi? Cosa c’era dietro a quella iniziativa “eversiva”?
Per cercare di capire cosa avvenne nel 2017, a Palermo, si era tenuta una conferenza pubblica i cui atti sono stati pubblicati in un libro, dal titolo "Di sicuro c'è solo la strage", dall'associazione "Memoria e Futuro".

libri

Ieri sera, presso i locali del CaMus, il libro è stato ufficialmente presentato in un evento a cui hanno partecipato Sandro Immordino, socio fondatore di Memoria e Futuro; i giornalisti e soci fondatori di Memoria e Futuro Giorgio Mannino e Giuseppe Lo Bianco, Francesco Guttuso e Giuliano La Franca, collaboratori del regista Franco Maresco, dell'associazione Lumpen; e Maurizio Casarrubea, figlio dello storico Giuseppe Casarrubea.
Un evento in cui sono stati proiettati anche dei contributi video di Giuseppe Casarrubea, intervistato dal regista Franco Maresco, Gherardo Colombo, Letizia Battaglia, Nino Di Matteo, ed altri.
"E' necessario mettere in fila i pezzi - ha ricordato Immordino introducendo l'evento - Scopriamo che c'è un filo rosso nelle stragi di Stato che partono da Portella della Ginestra e che arriva fino a Piazza Fontana, piazza della Loggia, Bologna e le stragi degli anni Novanta. In una sentenza, quella sull'omicidio del giornalista Fava, si parla di un salto di qualità nei rapporti, divenuti di simbiosi mutualistica, tra pezzi del potere economico, politico, dei poteri occulti e della mafia. Un sistema dove ciascuno mette a disposizione degli altri il proprio potere in modo da formare un potere straordinariamente più forte. Ed è quello che è accaduto guardando ai fatti che si sono consumati nel corso della storia. E diventa importante avere memoria proprio per questo".
Rispondendo ad una domanda di Giorgio Mannino, che ha moderato l'incontro, Giuseppe Lo Bianco ha sottolineato l'importanza delle recenti parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione delle commemorazioni della strage di Piazza Fontana, in cui si è fatto riferimento a "l'attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato" che è stata "doppiamente colpevole".
"E' la prima volta che il massimo vertice delle nostre Istituzioni lancia un input affinché si apra un dibattito sulla strategia della tensione - ha ricordato Lo Bianco - Il Parlamento dovrebbe cogliere l'opportunità ed istituire una commissione perché gli archivi del nostro Paese, quelli della Commissione stragi e della Commissione antimafia, possono contenere materiale sufficiente per arrivare ad alcune risposte".

relatori

Su Portella della Ginestra importantissimi documenti sono stati rinvenuti dal lavoro di Giuseppe Cararruba e Mario Cereghino su cui si basa anche il lavoro del libro, facendo riferimento a documenti inglesi ed Usa.
Tra questi, la lettera di Salvatore Giuliano a Michael Stern. Quest'ultimo, nella primavera del 1947, intervistò il bandito nel suo rifugio siciliano sui monti di Montelepre, dove venne con lui immortalato in una fotografia che ne testimonia l'evento, per il periodico "True". L'intervista fu rilasciata pochi giorni prima della strage di Portella della Ginestra e in quell'occasione il bandito consegnò al giornalista una lettera per il presidente Harry Truman in cui chiedeva agli Usa aiuti e armi per la causa degli indipendentisti della Sicilia, desiderosi di essere annessi all'America.
Durante l'incontro è stato anche ripercorso il mistero che ruota attorno alla figura di Giuliano, che resta tutt'oggi poco chiara, ma anche quella forte componente che accomuna le stragi: l'atlantismo e l'eversione di destra.
"Anche tra Portella e Piazza Fontana accadono altri fatti su cui bisognerebbe nuovamente indagare - ha aggiunto Lo Bianco - Penso all'uccisione di Enrico Mattei,per 40 anni contrabbandata come un incidente aereo. Ci hanno fatto credere che l'aereo su cui viaggiava fosse caduto per un incidente mentre fu abbattuto con una piccola carica di tritolo messa a bordo. Una figura di grande spessore che voleva affrancare l'Italia dall'ombrello atlantico in cui era stata posta dopo Yalta. Il nostro purtroppo è un Paese che è vissuto e vive di ricatti. Forse non sapremo mai la verità completa di certi fatti e sicuramente colpisce che ancora gli archivi su Portella della Ginestra sono ancora segreti. E' necessario dunque porsi degli interrogativi e colpisce che ciò avviene non tanto grazie al giornalismo, ma grazie agli intellettuali come Pasolini".
Maurizio Casarrubea, nel corso del suo intervento, ha invece raccontato alcuni aneddoti delle ricerche compiute dal padre.