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di AMDuemila
L'ex pm della trattativa Stato-Mafia: “Parole di Mulè hanno pericolosamente delegittimato figura del magistrato. Luparello è stata definita 'cecchino della verità e del diritto’”

Il consigliere togato del Csm (Consiglio Superiore della Magistratura) Nino Di Matteo ha annunciato, questa mattina in apertura del plenum, l’intenzione di chiedere l’apertura di una pratica in tutela del Gup di Caltanissetta Graziella Luparello, titolare del processo che ha visto imputati tra gli altri l'ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, a seguito di attacchi ricevuti dall'ex direttore di "Panorama", oggi parlamentare di Forza Italia, Giorgio Mulè. "Mi riservo, nei prossimi giorni, di chiedere al Comitato di presidenza l'apertura di una pratica a tutela - ha detto - Esprimo piena ed incondizionata solidarietà alla collega che il 10 maggio scorso ha definito, con sentenza di primo grado a seguito di giudizio abbreviato, un processo particolarmente complesso e delicato nei confronti tra gli altri, dell'ex Presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, già responsabile per la legalità della Confindustria Nazionale, condannato a 14 anni di reclusione per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, nonché di appartenenti di alto livello alle forze di Polizia ed ai servizi di sicurezza".
L’ex pm della trattativa Stato-Mafia ha ricordato che lo scorso ottobre il giudice Luparello ha depositato le motivazioni della sua decisione ricostruendo il ruolo di Montante come "motore immobile di un meccanismo perverso di conquista e gestione occulta del potere che, sotto le insegne di una antimafia iconografica, ha sostanzialmente occupato, mediante la corruzione sistematica e le raffinate operazioni di dossieraggio, molte istituzioni regionali e nazionali". Il giudice, ha poi sottolineato Di Matteo, "sulla base del materiale probatorio in atti aveva doverosamente affrontato anche una vicenda relativa alla circostanza, peraltro introdotta nel processo dalla difesa dell'imputato, della mancata pubblicazione sul settimanale 'Panorama' (all'epoca diretto dall'oggi onorevole Giorgio Mulè, ndr) di documentazione offerta a quella testata giornalistica da altro giornalista siciliano, afferente i rapporti tra il Montante e soggetti appartenenti alle famiglie mafiose del Nisseno". Nell sentenza si parla di un "rapporto estremamente confidenziale" tra l'ex direttore del settimanale “Panorama” e l'ex “paladino” dell’antimafia. Di Matteo, ha poi ricostruito l'audizione, dello scorso 14 novembre, in Commissione Parlamentare Antimafia, dell'onorevole Giorgio Mulè, che "ha pesantemente attaccato la dottoressa Luparello con espressioni che, prescindendo da ogni valutazione sulla loro eventuale rilevanza in sede civile o penale, oggettivamente delegittimano pericolosamente la figura di un magistrato particolarmente esposto anche in altri numerosi processi di criminalità organizzata. La dottoressa Luparello è stata definita 'cecchino della verità e del diritto', la sua sentenza è stata definita 'falsa, infamante e diffamatoria, una porcheria'. Il giudice è stato accusato di aver fatto 'strame del diritto e della ragione'''. Per questo ha concluso il consigliere Di Matteo "credo che sia in questa sede doveroso far sentire la nostra solidarietà ad una collega che, come altri colleghi in quel contesto giudiziario particolarmente difficile, ha affrontato con coraggio, impegno e professionalità, il delicatissimo tema delle deviazioni illecite dei poteri istituzionali’’.

La redazione di ANTIMAFIADuemila esprime piena solidarietà e sostegno alla giudice Graziella Luparello

Foto © Imagoeconomica

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