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di AMDuemila
Il teste sentito al processo che vede imputate per falsa testimonianza 13 persone

E' ripreso nei giorni scorsi il processo per falsa testimonianza nei confronti di tredici testi del processo di primo grado contro gli autori dell'omicidio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno, assassinato a Valderice il 26 settembre 1988.
Ad essere ascoltato è stato Nino Corselli, ex ufficiale dei vigili urbani di Trapani il cui nome è tra gli iscritti alla loggia segreta Iside 2 (poi transitato nella loggia Hiram). Rispondendo alle domande dei Pm, Corselli ha ricostruito in aula le attività del centro studi che in realtà celava ben sei logge massoniche: Iside, Iside 2, Hiram, Cafiero, Ciullo d’Alcamo e Osiride. “La Trapani che conta venne scossa, quando, il 6 aprile dell’86, gli uomini della Squadra Mobile fecero irruzione presso il Centro Studi" ha ricordato l’ex vigile urbano. Nel corso dell'esame ha anche tirato in ballo proprio Francesco Cardella, fondatore con Mauro Rostagno della comunità terapeutica per tossicodipendenti Saman di Lenzi, morto misteriosamente in Nicaragua nel 2011, affermando che questi "era apprezzato da esponenti di spicco della massoneria trapanese" e ricordando di come Antonio Gianquinto, uno degli imputati ed ex dentista della Saman, "considerava Cardella meritevole di essere rispettato per la sua personalità spirituale". Il teste ha riferito che, con i fratelli massoni, Gianquinto "parlava molto bene di Cardella".
Oltre a Gianquinto imputati nel processo sono il luogotenente dei carabinieri Beniamino Cannas e il pari grado della Guardia di Finanza Angelo Voza. Il primo, al tempo in cui si indagava sull'uccisione del sociologo, era in servizio al Nucleo operativo provinciale e la sua deposizione durante il processo Rostagno era stata contraddistinta da numerosi "non ricordo". Tra le altre cose è accusato di non aver riferito all’autorità giudiziaria di un incontro che “Rostagno aveva avuto con Natale L’Ala (massone e mafioso di Campobello di Mazara) dal quale era uscito sconvolto in cui si era parlato delle vicende relative alla Loggia Iside 2 di Trapani”. Voza invece si trova a processo per aver “lavorato di fantasia” - scrivono i giudici di primo grado che avevano inviato le carte alla Procura affinché si valutasse il procedimento - sulla ricostruzione di una minaccia che Rostagno avrebbe ricevuto da Agate.
Imputate anche le vedove di Puccio Bulgarella, editore di Rtc, la tv di cui Rostagno era direttore, e del generale Angelo Chizzoni, all’epoca in servizio al Sisde. Si tratta della professoressa Caterina Ingrasciotta e Leonie Chizzoni Heur, che disse nel processo di primo grado di non conoscere né il giornalista né Francesco Cardella. Poi c’è l’ex numero due della loggia massonica segreta Iside 2, Natale Torregrossa, arrestato nel marzo 1988 proprio per associazione segreta. Un mese prima aveva incontrato Rostagno. Sul numero e sul contenuto di questi incontri, secondo i giudici, avrebbe mentito anche grazie alle testimonianze concordate con Antonio Gianquinto.
Imputato nel processo anche il giornalista Salvatore Vassallo e poi ancora Liborio Fiorino, Salvatore Martines e Rocco Polisano.
Il processo proseguirà il prossimo 8 ottobre quando ad essere ascoltate saranno l’ex moglie del mafioso campobellese Natale L’Ala, l’ex collaboratrice di giustizia Giacoma Filippello ed il giornalista Sergio Di Cori che già nel processo di primo grado aveva riferito in aula di aver raccolto da Rostagno le confidenze su un presunto traffico d’armi tra l’Italia e la Somalia che passava proprio da Trapani.
Per il delitto è stato condannato in appello il boss Vincenzo Virga e assolto il presunto killer Vito Mazzara.
Sul delitto Rostagno diversi sono i "dilemmi".
I giudici di primo grado avevano anche parlato chiaramente di “depistaggio” per sintetizzare una serie di fatti “che non sembrano trovare spiegazione solo in una clamorosa inadeguatezza del personale operante o in una cronica mancanza di professionalità”.

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